Una delle portate
Una delle portate

Alla redazione di Calabria News 24 è arrivata una lunga lettera di segnalazione da parte di una famiglia e di una coppia di amici che hanno cenato in un locale a Fuscaldo Marina. Non è una recensione social scritta di getto, ma il racconto lucido e dettagliato di una serata che, da momento di relax estivo, si è trasformata – nelle loro parole – in una penitenza culinaria.

Un’accoglienza tutt’altro che accogliente

La cena inizia male: il tavolo prenotato non solo non era pronto, ma risultava anche malridotto, con sedute traballanti e superfici danneggiate. Un inizio poco edificante per chi si siede con la speranza di passare una serata serena tra amici e con un bambino di appena 5 anni.

Il caso del piccolo e la pasta sbagliata

La situazione diventa ancora più paradossale quando il piccolo chiede un piatto semplice: pasta con le alici, un classico del territorio. E invece, al momento di servire, la pietanza arriva con un’aggiunta non richiesta: alici e finocchietto selvatico.
Un dettaglio non da poco, perché un bambino difficilmente gradisce sapori forti. I genitori restano spiazzati: la cucina non aveva rispettato la richiesta, imponendo la propria versione del piatto.

E come se non bastasse, le patatine chieste come contorno non arrivano: la cameriera spiega che non poteva mandare la comanda perché avrebbe fatto “saltare la rotazione dei tavoli in cucina”.

Le modifiche impossibili e le regole assurde

Quando la famiglia prova a chiedere qualche piccola variazione nei piatti, la risposta è netta: impossibile.
La spiegazione? In cucina “si sarebbero arrabbiati” e, quindi, se un cliente non voleva il prezzemolo sulla pasta, allora nessuno al tavolo poteva averlo. Tutti uguali, senza eccezioni. Una regola che più che ristorazione, ricorda un’imposizione.

Piatti mediocri e insalata di mare da dimenticare

Il resto della cena non va meglio. Porzioni ridotte, piatti privi di sale, olio che passa di tavolo in tavolo perché non previsto sul servizio. L’insalata di mare ordinata da uno degli amici viene definita dai clienti “un’offesa alla tradizione mediterranea”: insapore, mal presentata e lontana anni luce da ciò che dovrebbe rappresentare.

Il finale tra conto salato e tensioni

Arriva il conto. Si paga, ma la famiglia fa notare alla cameriera che il servizio e l’accoglienza sono stati inadeguati. Nessuna parola di scuse, solo un atteggiamento freddo, quasi infastidito.
All’uscita, il colpo di scena finale: la cameriera parla con la proprietà e i clienti si accorgono che si discute di loro. Alla richiesta di maggiore rispetto, il titolare – sempre secondo il racconto dei nostri lettori – avrebbe risposto con tono arrogante, invitandoli a “stare zitti”.
La replica non si è fatta attendere: “Avreste fatto più bella figura a restare zitti voi.”

Una questione che va oltre una cena

Non è in discussione solo un pasto andato storto, ma l’immagine stessa della ristorazione calabrese.
In una terra che fa del mare, del pesce fresco e dell’ospitalità la propria forza, episodi del genere rappresentano una ferita profonda.
I clienti concludono la loro lettera con amarezza: “Non cercavamo lusso o piatti stellati, ma rispetto, attenzione e semplicità. Siamo clienti affezionati, ma questa volta ci avete perso per sempre”.

Una riflessione necessaria

La vicenda, così come ci è stata segnalata, apre una riflessione più ampia: possiamo permetterci, come Calabria, di dare un’immagine simile ai turisti e agli stessi calabresi? La risposta, se vogliamo difendere la tradizione e la dignità della nostra cucina, non può che essere no.