La decisione della Corte costituzionale che ha dichiarato inammissibile il ricorso del Governo contro le leggi della Regione Puglia sul salario minimo negli appalti pubblici segna un passaggio di grande rilievo politico e giuridico. La Consulta ha chiarito che le Regioni possono intervenire per tutelare la dignità salariale dei lavoratori nel rispetto della Costituzione e del Codice dei contratti pubblici. In questo quadro si inserisce l’iniziativa del consigliere regionale Ferdinando Laghi, che ha depositato una proposta di legge regionale per la tutela della retribuzione minima salariale nei contratti della Regione Calabria.

La proposta per il salario minimo in Calabria

Secondo Laghi, la sentenza elimina ogni alibi per chi ha sostenuto a lungo l’impossibilità di un intervento regionale. La proposta di legge introduce per la Regione Calabria e per tutti gli enti e organismi regionali l’obbligo di garantire, negli appalti pubblici, una retribuzione minima tabellare non inferiore a nove euro l’ora, nel rispetto dei contratti collettivi nazionali più rappresentativi. Una misura che non comporta nuovi oneri per il bilancio regionale e che rafforza le tutele contro dumping salariale e sfruttamento.

Dignità del lavoro e scelta di civiltà

L’intervento è rivolto in particolare ai lavoratori impiegati nei servizi essenziali, dalla sanità ai servizi esternalizzati, dalle pulizie alla manutenzione. Per Laghi non è accettabile che il risparmio negli appalti si traduca in salari insufficienti. La proposta si inserisce nel solco dell’articolo 36 della Costituzione e della giurisprudenza più recente e punta a una scelta di civiltà per la Calabria, affinché il lavoro non sia più sinonimo di precarietà e povertà.