Siderno, il dolore per l’omicidio di Andrea Muià: 16 anni, vittima di faida tra famiglie
Il 31 marzo 1991, il giovane venne freddato in un agguato:

La sera del 31 marzo 1991, giorno di Pasqua, Andrea Muià, ragazzo di 16 anni, stava percorrendo la strada in sella al suo motorino in un quartiere di Siderno (Reggio Calabria), quando fu raggiunto da due colpi di fucile caricato a pallettoni. I proiettili lo raggiunsero alla testa, uccidendolo quasi immediatamente. L’agguato, secondo gli investigatori, era stato preparato: gli assassini lo attendevano appostati dietro una siepe vicino al cortile della sua abitazione.
Un contesto di faida mafiosa
Le indagini subito dopo l’omicidio collegarono il delitto Andrea Muià a una faida tra famiglie locali, riconoscendo nella vittima un legame familiare con ambienti ritenuti vicini alla ‘ndrangheta. Si sospettava che l’omicidio fosse parte di una riconfigurazione di equilibri criminali sul territorio, legata a vendette e ostilità tra gruppi rivali.
Impatto e memoria
La morte del giovane Andrea colpì profondamente Siderno: non solo perché ucciso in un giorno festivo, ma anche per la sua giovane età e per la crudeltà dell’agguato. Le famiglie e la comunità chiesero giustizia, e Andrea divenne simbolo della vittima innocente in un conflitto che non risparmia neppure i più giovani. Ogni anno la memoria del ragazzo viene ricordata come monito sulla violenza mafiosa che devasta la vita quotidiana.
Giustizia e conseguenze
Nel corso degli anni furono raccolte prove, testimonianze e indagini condotte per risalire ai responsabili dell’omicidio. L’evento contribuì anche ad accendere i riflettori sulle dinamiche di potere criminale nella zona jonica reggina, spingendo le autorità a rafforzare i meccanismi investigativi e la presenza dello Stato in territori segnati dalla mafia.