Carcere
Carcere

Domani mercoledì 27 luglio in tutta Italia, si terranno manifestazioni promosse dalla Conferenza nazionale dei Garanti delle persone private della libertà. L’obiettivo è chiaro: riportare all’attenzione dell’opinione pubblica e della politica l’emergenza carceraria italiana, troppo spesso relegata ai margini del dibattito istituzionale. “Bisogna fermare la strage di vite e di diritti che si consuma ogni giorno nelle carceri del nostro Paese”, ha dichiarato Samuele Ciambriello, Garante della Campania e portavoce della Conferenza dei Garanti territoriali. Le sue parole si affiancano all’appello del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha definito suicidi e sovraffollamento “un’emergenza sociale su cui è necessario intervenire subito”.

Misure inefficaci e responsabilità rinviate

Ciambriello critica duramente le recenti proposte del ministro della Giustizia Carlo Nordio, definite “provvedimenti privi di immediata applicazione”, che non affrontano concretamente la questione del sovraffollamento né introducono soluzioni reali per migliorare le condizioni dei detenuti. Tra le criticità evidenziate, il fatto che si rinvii ai magistrati la responsabilità di decidere sulle misure alternative per i circa 10 mila detenuti che devono scontare pene inferiori a un anno. Una scelta che, secondo i Garanti, non fa che congelare l’attuale stato di emergenza, in palese violazione dei principi costituzionali che sanciscono la funzione rieducativa della pena e il rispetto della dignità umana.

La Calabria tra le regioni più colpite: strutture al limite e personale sotto pressione

Il grido d’allarme assume toni ancora più drammatici in Calabria, dove le condizioni delle strutture penitenziarie sono tra le più critiche del Paese. Gli istituti di pena calabresi sono spesso sovraffollati, con carenze strutturali, scarsa assistenza sanitaria, mancanza di personale e gravi difficoltà nella gestione dei detenuti con fragilità psichiche. Le segnalazioni provenienti dai Garanti locali evidenziano una situazione al limite, che rischia di esplodere se non si interviene con misure strutturali. A fronte di questo scenario, la mobilitazione promossa per domani vuole essere anche un momento di denuncia e proposta, per chiedere una riforma organica del sistema penitenziario e misure urgenti, concrete e applicabili subito.