Gli arbëreshe in Calabria
Vallja

Nel cuore della Calabria, tra colline e valli ricche di ulivi e castagni, si custodisce una delle eredità più preziose della storia migratoria europea: quella degli arbëreshe. Arrivati tra il XV e il XVIII secolo in fuga dall'avanzata ottomana nei Balcani, questi gruppi albanesi si sono stabiliti in diverse aree dell’Italia meridionale, mantenendo nel tempo lingua, tradizioni e riti religiosi. La Calabria, con i suoi circa trentamila arbëresh e i suoi numerosi borghi, è la regione che più di tutte ha saputo preservare questa identità.

Comuni come San Demetrio Corone, Lungro, Civita, Frascineto e Acquaformosa non sono soltanto insediamenti storici, ma veri e propri presidi culturali, dove l’antico idioma albanese viene ancora insegnato nelle scuole, dove le celebrazioni religiose seguono il rito bizantino e dove le feste popolari, i costumi tradizionali e la musica raccontano ogni giorno una storia di resilienza e orgoglio. La cultura arbëreshe in Calabria è il frutto di una straordinaria capacità di integrazione, che ha saputo mantenere vivi i tratti distintivi senza mai chiudersi all'incontro con il contesto italiano circostante.

Turismo lento e autentico: i borghi arbëreshe come nuova meta

Negli ultimi anni, i borghi arbëreshe della Calabria si stanno affermando anche come destinazione turistica alternativa, per chi cerca esperienze autentiche e lontane da quello cosi detto di massa. Qui il visitatore può immergersi in un patrimonio culturale unico, fatto di architetture antiche, chiese riccamente affrescate secondo l’iconografia bizantina, gastronomia tradizionale e feste popolari dai colori vivaci. Eventi come il "Vallja" di Frascineto, danze rituali che celebrano l'identità albanese, o il "Carnevale arbëresh" di San Cosmo Albanese offrono occasioni uniche per scoprire riti e tradizioni millenarie.

La promozione turistica delle comunità arbëreshe si inserisce perfettamente nel trend del "turismo lento": percorsi enogastronomici, escursioni naturalistiche nei parchi del Pollino e dell’Aspromonte, visite guidate ai musei della cultura albanese si accompagnano alla possibilità di vivere per qualche giorno il ritmo lento della vita di una piccola cittadina, dove l'ospitalità è ancora autentica e genuina. Un'offerta che sta attirando un pubblico sempre più ampio, alla ricerca di storie vere e di territori ancora incontaminati. Gli arbëreshe, con la loro capacità di raccontare la storia del Mediterraneo da una prospettiva diversa, rappresentano una risorsa preziosa per il futuro turistico della Calabria.

Un modello di integrazione culturale per l'Europa di domani

Oltre al valore storico e turistico, le comunità arbëreshe incarnano oggi un esempio concreto di integrazione tra culture diverse. La loro presenza testimonia come sia possibile, attraverso il rispetto delle proprie radici e l’apertura verso il contesto ospitante, creare società inclusive e dinamiche. Gli arbëreshe hanno saputo mantenere viva la propria lingua, il rito religioso bizantino-cattolico e molte tradizioni popolari, ma si sono anche pienamente inseriti nel tessuto sociale, politico ed economico italiano.

In un'epoca in cui le migrazioni sono spesso viste come un problema più che come una risorsa, la storia degli arbëreshe di Calabria insegna che la diversità culturale può essere una ricchezza inestimabile. Promuovere e sostenere queste minoranze significa non solo tutelare il patrimonio immateriale dell’umanità, ma anche costruire modelli positivi di convivenza, capaci di rispondere alle sfide della globalizzazione.

In questo senso, la Calabria, attraverso la valorizzazione delle sue comunità arbëreshe, ha l’opportunità di porsi come laboratorio di cultura e innovazione sociale: un luogo dove le radici profonde si intrecciano con le nuove visioni di futuro, offrendo al mondo un esempio concreto di fusione e dialogo tra identità diverse.