«Restituire ai territori i beni confiscati alle mafie costituisce uno strumento di grande valore rieducativo», ha dichiarato l’assessore regionale Filippo Pietropaolo, ricordando come questi immobili non siano soltanto spazi da riconvertire ma autentiche occasioni per generare lavoro, produrre beni e servizi di pubblica utilità e stimolare la partecipazione civile. Secondo l’assessore, la Calabria sta dimostrando di saper trasformare i luoghi simbolo del potere criminale in presidi di inclusione sociale, accoglienza e costruzione di comunità solidali.

Investimenti e strategia regionale

Negli ultimi anni, attraverso l’assessorato all’Organizzazione, Risorse Umane, Transizione digitale, sicurezza e legalità, sono stati messi in campo ingenti investimenti: trentadue milioni di euro provenienti dai fondi Por e dodici milioni di euro dai Fondi di sviluppo e coesione sono stati destinati al recupero degli immobili confiscati. Parallelamente, è stata definita la “Strategia regionale per la valorizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata attraverso le politiche di coesione”, con l’obiettivo di dare continuità e sistematicità alle azioni di recupero, garantendo al tempo stesso una gestione stabile e trasparente.

La mappa dei beni confiscati in Calabria

Il patrimonio complessivo conta 3.137 beni distribuiti in tutte le province calabresi, con una concentrazione particolarmente rilevante nel Reggino, ma anche numeri significativi nelle aree di Cosenza, Catanzaro, Vibo Valentia e Crotone. In diversi comuni sono già stati realizzati interventi di rifunzionalizzazione e messa in sicurezza, accompagnati da progettualità che vanno dalla videosorveglianza urbana alla creazione di servizi a sostegno della cittadinanza.

Dalla violenza alla rinascita sociale

Molti degli immobili sottratti alla criminalità sono stati riconvertiti a nuove finalità: a Pellaro, ad esempio, è nata una struttura antiviolenza; a San Calogero è stato realizzato un parco urbano con micro aree di verde produttivo; a Sellia Marina un centro di accoglienza e aggregazione per disabili; a Melissa, invece, l’area che un tempo ospitava l’ecomostro di Palazzo Mangeruca è stata trasformata in uno spazio camper attrezzato e funzionale.

Pietropaolo: «Segnale forte ai cittadini»

«Restituire i beni confiscati significa dare un segnale concreto alla collettività: la legalità può generare sviluppo, inclusione e coesione sociale», ha ribadito Pietropaolo. In questa prospettiva, la Calabria si propone come modello di rigenerazione civile, capace di ridare dignità a luoghi che un tempo rappresentavano il potere delle mafie e oggi si trasformano in simboli di comunità e legalità.