Pietro Domenico Straface
Pietro Domenico Straface

Pietro Domenico Straface non fu solo un brigante; fu un riflesso delle tensioni sociali e culturali del Risorgimento in Italia meridionale. Il suo mito, alimentato da storie di coraggio e solidarietà, continua a far discutere tra storia e leggenda, ricordandoci che la Calabria ha sempre avuto una voce autonoma e fiera, lottando per la propria dignità anche in forme violente e disperate.

Dalla povertà al brigantaggio

Pietro Domenico Straface, soprannominato “Palma”, nacque il 17 marzo 1829 a Caloveto, in Calabria, figlio povero di una famiglia di braccianti. Già a sedici anni, dopo essersi ribellato a un potente locale, si rifugiò tra i boschi della Sila per sfuggire all’arresto e si aggregò alla banda del celebre brigante Faccione. Successivamente fondò una propria banda, composta da compagni fidati, estendendo le sue azioni dalla Sila alla costa ionica e persino fino alla Basilicata.

Il ribelle contadino generoso

Descrizioni coeve lo dipingono come un uomo robusto, di statura media, con un aspetto sorprendente e un comportamento rispettoso verso i rivali. Per molti contadini, Palma divenne un eroe romantico: un “Robin Hood” che rubava ai potenti per donare ai poveri. Popolari benedizioni, racconti di processioni e persino messe a lui dedicate testimoniano l’affetto che gli fu tributato.

Le azioni di disturbo all’ordine costituito

La sua “guerra santa” assumeva sempre più i tratti di una contestazione sociale: come raccontano le cronache, la banda di Palma, assieme a quella del complice Capalbo, mise a ferro e fuoco vaste proprietà di possidenti terrieri, uccidendo oltre quattrocento capi di bestiame in una sola azione nel 1864 – un segnale forte contro l’ingiustizia e lo sfruttamento.

La cattura e la tragica fine della leggenda

Il 12 luglio 1869, dopo anni di latitanza, Palma fu intercettato in un’imboscata dai carabinieri guidati dal guardiano Pietro Librandi. Ferito gravemente, morì all’alba su un fosso vicino a Timpone di Curcio, chiudendo la carriera di uno dei briganti più sfuggenti della Storia italiana.

L’eredità tra mito e memoria

La figura di Palma è tuttora viva nella cultura locale: a Longobucco, suo presunto nascondiglio, sono state realizzate opere d’arte murale che lo ritraggono, declinandolo come simbolo di orgoglio popolare e resistenza. Un riconoscimento che rende omaggio alla sua figura ambigua e al contempo emblematica di un periodo di conflitti tra Stato e territori.