Il piroci che girava tra le mani dei ragazzi calabresi e accendeva gioia, sfide e ricordi di infanzia
Gesti, risate e abilità di un tempo in cui il gioco nasceva dalla materia, dalla creatività e dalla fantasia
Per generazioni di ragazzi calabresi il piroci non era solo una trottola ma un compagno di giochi, un rito sociale e una prova di abilità. Tra le vie dei paesi, nei cortili e sulle piazze, il suo fruscio acuto e incessante segnava il ritmo delle giornate e accompagnava l’infanzia e l’adolescenza. Con la sua forma conica e filettata, realizzata a mano da legni resistenti come ulivo, quercia o bosso, ogni piroci aveva un carattere unico. La punta di ferro rappresentava il cuore del gioco e il punto intorno al quale ruotava la magia della trottola catturando l’attenzione e la passione dei giovani.
Gesti, sfide e abilità
Lanciare il piroci era un gesto quasi rituale. Lo spago veniva avvolto con precisione attorno al corpo di legno, stretto tra le dita e liberato con un colpo deciso. La trottola prendeva vita girando veloce e instancabile con un suono inconfondibile che riempiva l’aria di emozione. Le sfide tra amici erano feroci e consistevano nel farla girare più a lungo, colpire quella dell’avversario o mantenerla in movimento su superfici difficili. Ogni gara diventava una lezione di destrezza, pazienza e strategia e ogni vittoria era un piccolo trionfo celebrato con orgoglio.
Ricordo e memoria di un’epoca
Il piroci è più di un semplice giocattolo ed è diventato simbolo di un tempo in cui il divertimento nasceva dalla materia, dalla creatività e dalla fantasia. Le immagini in bianco e nero raccontano le filettature fatte a mano, i segni sul legno consumato e lo spago logorato dalle mille sfide. Accanto al piroci di legno compariva a volte la versione in metallo, più rumorosa e moderna ma mai capace di suscitare la stessa emozione. Rimane così nel cuore di chi l’ha conosciuto, a girare senza sosta nei ricordi di un’infanzia fatta di libertà, gioco e meraviglia.