La Meridionale Petroli
La Meridionale Petroli

I lavoratori della Meridionale Petroli, azienda del Gruppo Ludoil operativa a Vibo Marina, rompono il silenzio con un appello accorato rivolto alle istituzioni e all’opinione pubblica. Alla base, la preoccupazione crescente per il futuro del sito industriale, sempre più al centro di dichiarazioni politiche che ne ipotizzano la riconversione turistica senza, però, fornire certezze sulle conseguenze occupazionali ed economiche.

«Siamo interpreti silenziosi di una Calabria operosa, concreta, che non si arrende all’assistenzialismo», scrivono i lavoratori. Denunciano il rischio che l’area venga considerata una “pagina bianca” da riscrivere, cancellando di fatto decenni di lavoro, competenze e infrastrutture strategiche. Eppure, ricordano, da quel sito transita oltre il 60% dell’approvvigionamento di carburante della regione, un’infrastruttura logistica che non può essere sacrificata a visioni incerte.

Il rischio di uno smantellamento senza alternativa

Nel loro appello, i dipendenti denunciano l’assenza di una progettazione solida, di garanzie occupazionali, di alternative concrete. Le parole “rinascita turistica” vengono percepite come slogan privi di contenuto, se non accompagnate da piani verificabili. Il vero timore, infatti, è che si possa cancellare un presidio industriale vitale per la regione, con impatti devastanti su migliaia di posti di lavoro diretti e nell’indotto, entrate fiscali per gli enti locali e una tenuta economica che oggi viene data per scontata.

I lavoratori si chiedono dove siano i dati a sostegno della riconversione, quali studi certificano la capacità del turismo di assorbire competenze industriali, e soprattutto chi garantirà la continuità infrastrutturale e occupazionale in uno scenario trasformato.

Il lavoro escluso dal dibattito

Nel testo emerge un senso di tradimento e marginalizzazione. I lavoratori accusano apertamente le amministrazioni locali e parte della politica di averli esclusi, insieme alle organizzazioni sindacali, da ogni discussione sul futuro dell’area. Scelte imposte dall’alto, senza concertazione, che rischiano di far esplodere un vuoto sociale e produttivo enorme.

«Non esiste sviluppo sostenibile che possa fondarsi sull’espulsione silenziosa del lavoro», affermano con forza. E annunciano battaglia: difenderanno in ogni sede i diritti, i posti di lavoro e il ruolo strategico del sito industriale di Vibo Marina. Non solo per loro, ma per l’intera Calabria che, avvertono, non può permettersi di perdere un pezzo così rilevante della propria economia reale.