Addio a "Danda Carmèn", l’anima occitana di Guardia Piemontese
Si è spenta Carmela Iolanda Giglio. Con lei scompare la testimone più prolifica della resistenza linguistica e culturale dell'isola occitana in Calabria
La comunità di Guardia Piemontese si è svegliata più povera. Lo scorso 21 dicembre è venuta a mancare Carmela Iolanda Giglio, conosciuta da tutti come Danda Carmèn. Con la sua scomparsa, il borgo perde non solo una cittadina stimata, ma la sua testimone storica più attiva, colei che per decenni ha incarnato l'identità e il valore della lingua occitana.
Una vita tra storia e resilienza
Nata in un contesto di umili origini, la vita di Carmela è stata lo specchio del Novecento calabrese. Ha attraversato gli orrori della Seconda Guerra Mondiale e affrontato la povertà del dopoguerra, vivendo l’isolamento di un centro storico arroccato che, se da un lato presentava difficoltà logistiche, dall'altro ha permesso la conservazione di un tesoro linguistico unico al mondo.
Nonostante le avversità, Danda Carmèn si è distinta per un'intelligenza acuta e una operosità instancabile. La sua casa è stata per anni un crocevia per studiosi, glottologi e ricercatori arrivati da ogni dove per attingere alla sua profonda conoscenza della lingua e delle tradizioni guardiole.
La sentinella della lingua
Danda Carmèn non è stata solo una custode del passato, ma una militante della cultura. È stata lei a inaugurare quella che molti definiscono una "ferrea resistenza linguistica", esortando fino ai suoi ultimi giorni le nuove generazioni a non abbandonare l'occitano, a parlarlo con orgoglio e a difenderlo dall'oblio del tempo.
"Ha saputo trasformare la memoria individuale in un bene collettivo, diventando il punto di riferimento imprescindibile per chiunque volesse comprendere l'essenza profonda di Guardia."
Il cordoglio della comunità
Carmela si è spenta con dignità, circondata dall'affetto dei figli e dei nipoti. La notizia ha scosso profondamente l'intera comunità, che oggi si stringe intorno alla famiglia Giglio. Con la sua dipartita si chiude un’era di coscienza occitana ineguagliabile, ma resta viva l'eredità di una donna che ha fatto della propria voce lo scudo di un intero popolo. Tanto era legata al mondo occitano che il suo feretro è stato avvolto nella bandiera.