Halloween ha origini calabresi? La festa dei morti e il “Coccalu di muortu” di Serra San Bruno
Si tratta del “Coccalu di muortu”, un rito contadino celebrato in occasione della commemorazione dei defunti: i bambini svuotano le zucche, le modellano come teschi spaventosi e, con una candela accesa all’interno, girano per le case chiedendo un’off
 
										Ogni anno, il 31 ottobre, in tutto il mondo si celebra Halloween, la festa “più mostruosa dell’anno”, durante la quale bambini travestiti da fantasmi, streghe e vampiri bussano alle porte chiedendo il celebre “dolcetto o scherzetto?”. Secondo la versione più diffusa, l’origine della ricorrenza sarebbe da ricercare nelle antiche tradizioni celtiche di Irlanda e Gran Bretagna, legate al passaggio dall’estate all’inverno e al culto dei defunti. Durante quella notte, i Celti accendevano fuochi e si mascheravano per confondere gli spiriti, chiedendo doni e dolci per placarli.
La leggenda di Jack-o’-lantern e la teoria calabrese
La simbologia più famosa di Halloween resta la zucca intagliata di Jack-o’-lantern, nata dalla leggenda irlandese dell’uomo che ingannò il diavolo e fu condannato a vagare con una lanterna. Tuttavia, un’ipotesi suggestiva cambia completamente la prospettiva: secondo l’antropologo Luigi Maria Lombardi Satriani, Halloween potrebbe avere radici calabresi, precisamente in provincia di Vibo Valentia.
Il “Coccalu di muortu”: la festa dei morti di Serra San Bruno
Nel suo saggio “Il Ponte di San Giacomo” (Rizzoli), scritto insieme a Mariano Meligrana, Lombardi Satriani descrive una tradizione popolare che sopravvive da secoli a Serra San Bruno. Si tratta del “Coccalu di muortu”, un rito contadino celebrato in occasione della commemorazione dei defunti: i bambini svuotano le zucche, le modellano come teschi spaventosi e, con una candela accesa all’interno, girano per le case chiedendo un’offerta con la frase dialettale “Mi lu pagati lu coccalu?” – ovvero “Mi pagate il teschio di morto?”.
Dal folklore calabrese al trick-or-treat americano
Secondo gli studi dell’antropologo, questa usanza rappresenterebbe una versione antica e mediterranea del moderno “trick-or-treat” americano. In passato, infatti, i bambini bussavano alle porte per ricevere dolci in cambio di preghiere per i defunti, in un rito di memoria, purificazione e solidarietà comunitaria. Lombardi Satriani scrive: “Nel giorno dei morti, i bambini portavano una zucca svuotata e lavorata a mo’ di teschio, nel cui interno era accesa una candela, chiedendo dolcetti per placare le anime dei defunti”.
Una tradizione antica, dunque, che intreccia rito, memoria e simbolismo, e che potrebbe dimostrare come la notte di Halloween, prima di diventare una festa globale, abbia avuto la sua prima luce proprio in Calabria, tra le montagne e i vicoli di Serra San Bruno.