Pesca calabrese in ginocchio dopo la proroga del fermo biologico
Il Comitato Pescatori Calabria lancia l’allarme, imprese allo stremo, servono interventi urgenti e un piano straordinario regionale per salvare il comparto dello strascico sul Tirreno
Dopo lo stop obbligatorio di ottobre imposto dall’Unione europea, la proroga fino al 30 novembre del fermo pesca a strascico nel Tirreno rischia di mettere in ginocchio il comparto calabrese. Il provvedimento, nato per favorire il ripopolamento delle specie ittiche, ha colto di sorpresa le marinerie senza prevedere ristori immediati. La flotta, composta in gran parte da micro-imprese familiari e piccoli armatori, non riesce più a sostenere i costi fissi e vive una situazione di emergenza economica e sociale.
Martilotti: “Settore allo stremo, servono aiuti straordinari”
Salvatore Martilotti del Comitato Pescatori Calabria denuncia una condizione ormai insostenibile: “Il sistema a strascico e volante rappresenta la parte più rilevante della produzione regionale, ma senza interventi urgenti la crisi diventerà irreversibile”. A pesare sono anche le giornate di fermo obbligatorie, le restrizioni europee e il mancato arrivo dei fondi degli anni precedenti. Con appena 145 giorni medi di attività all’anno, le imprese non riescono più a restare competitive né a garantire occupazione stabile.
Appello per un Piano straordinario della Regione Calabria
Martilotti chiede un’azione concreta da parte della Regione, invocando un “Piano straordinario per la pesca” che preveda aiuti agli armatori, sostegno all’occupazione e strumenti finanziari innovativi. Tra le proposte, anche la creazione dell’Agenzia per lo sviluppo delle imprese ittiche e l’avvio dell’Osservatorio regionale della pesca a Schiavonea di Corigliano-Rossano. Un intervento strutturale, sottolinea, è indispensabile per evitare la chiusura di molte attività e salvaguardare un comparto strategico per l’economia costiera calabrese.