L'Asp di Reggio Calabria
L'Asp di Reggio Calabria

Tra le pieghe dei bilanci sanitari calabresi emerge un’altra cifra impressionante: € 37,8 milioni. È l’importo indicato in un’interrogazione consiliare n. 283 del 08/11/2024 depositata al consiglio regionale della Calabria, che denuncia un accordo transattivo tra l’Asp di Reggio Calabria e la società di factoring Bff Bank Spa. È la sorella “minore” del caso della transazione da 39 milioni dell’Asp Cosenza, ma è altrettanto significativa. 

Secondo quanto riportato nell’interrogazione, negli stessi atti si parla di due accordi distinti: uno da € 39 milioni per l’Asp di Cosenza e un altro da € 37,8 milioni per quella di Reggio. 

Il tema sollevato non è solo quello del costo in sé, ma della metodologia sottostante, della trasparenza dei procedimenti, e della capacità del sistema sanitario regionale di evitare che debiti vecchi vengano “finalizzati” con operazioni straordinarie che erodono risorse pubbliche preziose.

Cosa sappiamo da fonti ufficiali

L’interrogazione 283/2024 parte da una premessa chiara: reportage giornalistici avevano segnalato che alcune Asp calabresi avrebbero chiuso accordi milionari con Bff, operazioni che – a detta degli interroganti – sarebbero caratterizzate da incoerenze, opacità e possibili pratiche poco chiare. 

L’atto interroga il Presidente della Giunta/Commissario ad acta per la sanità calabrese su alcuni punti sensibili: se la struttura commissariale e Azienda Zero fossero state informate e avessero avallato tali procedure transattive; se nei procedimenti siano state adottate verifiche preventive sulla fondatezza dei crediti coinvolti; quali siano le ragioni che giustificherebbero l’importo così elevato per l’Asp di Reggio, e se il procedimento sia stato gestito con criteri di trasparenza e controlli interni adeguati. 

Non è però disponibile, nel testo dell’interrogazione, un allegato con il dettaglio tabellare delle partite creditorie con Bff per l’Asp di Reggio, né un documento ufficiale pubblicato sulla trasparenza aziendale che riproduca l’intero accordo transattivo (o almeno la sua versione “riassunta”).

Tuttavia, fonti giornalistiche e analisi indipendenti riferiscono che l’accordo per l’Asp reggina includeva fino a 11.996 fatture e note di credito con allegati tabellari. 

Senza conferma ufficiale di ogni voce, queste stime restano utili per comprendere la dimensione della transazione.

Perché € 37,8 milioni è un numero che pesa

Una somma di quasi 38 milioni potrebbe finanziare personale, tecnologie diagnostiche, reparti ospedalieri o interventi urgenti. Ma nel contesto attuale, si propone come una “riparazione” di errori contabili del passato, non come investimento per il futuro.

Una prassi già vista a Cosenza

Il caso Cosenza da 39 milioni (oggetto di altri atti e critiche) spinge a leggere l’accordo reggino come parte di una metodologia sistemica nel Ssr calabrese: transazioni “straordinarie” con factoring per sanare debiti arretrati. 

La questione della trasparenza

Secondo l’interrogazione, si registrerebbe “scarsa trasparenza in capo alle strutture preposte alla trattazione dei procedimenti”.  Se non si rende pubblico il dettaglio delle fatture, le modalità di valutazione dei crediti e le verifiche legali svolte, resta difficile per i cittadini valutare se l’operazione sia stata equa o deviante.

Rischi di doppie liquidazioni e crediti anomali

Alcune fonti giornalistiche parlano di fatture che sarebbero state già liquidate in precedenza o per le quali non vi era un fondamento contrattuale chiaro. Ciò solleva il dubbio che si stiano pagando somme non sempre “nuove” o “certe”.

Criticità segnalate e nodi da chiarire

Controlli ex ante insufficienti: l’interrogazione punta il dito sul fatto che non vi fosse una procedura di verifica completa e preventiva prima della firma del verbale transattivo.

Coinvolgimento della struttura commissariale: l’interrogazione chiede se gli organi regionali siano stati messi a conoscenza e se abbiano autorizzato l’operazione di Reggio.

Impatto sul bilancio Ssp/Asp: 38 milioni, se non previsti, rischiano di mandare fuori assetto i bilanci aziendali, comprimendo spese per salute immediata.

Scarsità del dato pubblico: non è chiaro, almeno nelle fonti consultate, se l’ASP reggina abbia pubblicato nei propri atti di bilancio alcuna specifica parte di transazione con BFF, né se esista un allegato tabellare scaricabile da trasparenza.

Il commento critico: un “salvagente” che risulta troppo costoso

Questa operazione non va demonizzata automaticamente: il factoring e le transazioni controllate sono strumenti finanziari legittimi, previsti anche per la circolarizzazione dei debiti sanitari. Tuttavia, quando una transazione tocca cifre così elevate e non è accompagnata da una trasparenza totale, rischia di trasformarsi da “strumento di gestione” in “salvagente che affonda la barca”.

Una sanità che paga debiti attraverso operazioni finanziarie non è sanità proattiva: è sanità indebitata che consuma risorse che avrebbero dovuto servire a salvare vite, non a sanare numeri.

Conseguenze politiche e istituzionali

Domande alle autorità regionali e nazionali: l’interrogazione 283/2024 impone alla Giunta regionale di dare conto pubblicamente delle sue scelte e del livello di conoscenza e approvazione della transazione. 

Pressione della magistratura: da più parti giornalismo e opinione pubblica riportano che la Procura di Milano stia guardando con attenzione alle transazioni sanitarie delle Asp calabresi.

Richieste civiche e consiliari: consiglieri comunali e civici a Reggio chiedono che la Regione e l’ASP chiariscano il perché di tali accordi, specialmente in un momento in cui la sanità pubblica mostra segni di declino logorato. 

Prospettive concrete che chiedono risposta

Pubblicare integralmente (o in versione sintetica scaricabile) il testo della transazione con tabellare crediti/fatture/creditore/Bff. Rivedere i fondi di bilancio per capire come l’Asp reggina ha assorbito o coperto l’esborso da 37,8 milioni. Introdurre controlli ex ante obbligatori per le procedure transattive sopra una certa soglia. Collegare la transazione alla programmazione sanitaria futura: che parte del “risparmio” (se c’è stato) venga reinvestita in strutture, personale, attrezzature. Monitoraggio esterno e indipendente, con revisori o organismi regionali (o statali) che possano valutare la legittimità tecnica e legale dell’operazione.

Accordo da chiarire

La cifra € 37,8 milioni che emerge per l’Asp di Reggio Calabria non è un “numero da denuncia” da solo, ma è un monito. Dice che la sanità calabrese paga oggi non solo per curare, ma per riparare il passato, spesso con procedure opache e costose.

Se l’accordo con Bff sarà chiarito, certificato nei suoi dettagli, sorvegliato dalle istituzioni e giustificato nei suoi passaggi, allora potrà diventare anche un esempio di come si ripuliscono i debiti. Se invece resta un segreto nella contabilità, sarà solo l’ennesima conferma: in Calabria non si ripara, si nasconde.