Zinga, l'arco di pietra che racconta la storia della Calabria
Nel cuore di Casabona, un’opera naturale scolpita nel tufo attende di essere riscoperta e valorizzata, testimone di un passato geologico millenario

Nel silenzio rarefatto della campagna calabrese, tra uliveti secolari e colline che sembrano scolpite dal tempo, si trova un piccolo gioiello naturale che davvero pochi conoscono, si tratta dell’arco di pietra tufacea di Zinga, minuscola frazione del comune di Casabona, in provincia di Crotone. Questo angolo quasi dimenticato d’Italia custodisce un patrimonio geologico tra i più rari d’Europa, in grado di raccontare una storia antica di milioni di anni, scolpita nella roccia, nel sale e nel vento. A prima vista potrebbe sembrare solo un paesaggio rurale come tanti, ma basta fermarsi un momento per rendersi conto di trovarsi di fronte a un tesoro che merita attenzione e rispetto.
A dominare il panorama, un arco naturale scavato nella pietra tufacea che svetta isolato tra campi e sterpaglie. È il risultato di un fenomeno geologico lento e potente, un’opera d’arte scolpita dalla natura stessa, che nei secoli ha trasformato un rilievo roccioso in un monumento a cielo aperto. Il sito è visibile dalla strada principale e raggiungibile con una breve camminata che conduce a un punto panoramico, da lì lo sguardo si perde tra la vallata del fiume Vitravo e le dolci alture del Marchesato crotonese. Un panorama mozzafiato, che sa di passato, di terra, di mare evaporato milioni di anni fa.
Un paesaggio scolpito dalla preistoria
Zinga è un territorio modellato da forze profonde, antichi movimenti tettonici e una straordinaria crisi climatica avvenuta circa 5,6 milioni di anni fa, quando il Mar Mediterraneo si prosciugò quasi del tutto. Fu allora che si formarono imponenti depositi di sali minerali, successivamente risaliti verso la superficie attraverso fenditure della crosta terrestre. Questi affioramenti, noti come diapiri salini, sono visibili ancora oggi sotto forma di cupole di gesso e sale che emergono nel terreno come ferite bianche nel verde.
L’arco di pietra non è solo una bellezza visiva ma rappresenta un raro punto di osservazione per chi studia la storia geologica del Mediterraneo. Le formazioni rocciose della zona alternate tra argille, sabbie e sali, offrono una stratificazione quasi didattica della storia del pianeta. Camminare tra queste colline è come sfogliare un libro aperto sulla preistoria, dove ogni curva del terreno racconta una trasformazione, un’era, una scomparsa. Qui, la geologia non è solo scienza, ma poesia solenne.
Un patrimonio dimenticato da valorizzare
Nonostante la sua unicità, l’arco tufaceo e l’intero sistema geologico di Zinga vivono in uno stato di semi abbandono. Le formazioni saline affioranti, spesso ignorate, sono esposte a rischio di erosione, incuria e vandalismo. Non ci sono cartelli informativi, percorsi guidati o strutture che ne favoriscano la fruizione turistica. Eppure, il potenziale è enorme. Un’area come questa potrebbe diventare un centro di attrazione per escursionisti, geologi, fotografi naturalisti e appassionati di turismo lento e culturale.
Zinga, tra bellezza naturale e futuro possibile
Zinga è molto più di un borgo dimenticato. È un simbolo di ciò che la Calabria può offrire al mondo, luoghi autentici, bellezze ancora intatte, storie che aspettano solo di essere raccontate. In un tempo in cui la velocità consuma tutto, qui si respira ancora la lentezza del tempo geologico, la pazienza della pietra che si lascia modellare nei secoli. L’arco tufaceo non è solo una scultura della natura, ma anche una finestra sul futuro su un modo nuovo di fare turismo, in equilibrio tra conoscenza, rispetto e meraviglia.