Bianchi(CS): il Brigante Pietro Bianco è morto due volte

Un luogo simbolo della storia e della memoria collettiva è stato tagliato via. A Bianchi, in
località Malisirici, la “Grotta del Brigante” oggi non è più accessibile: il “Sentiero del
Brigante” e l’accesso alla grotta sono danneggiati irrimediabilmente, a causa del taglio di
parte del bosco circostante e della rimozione degli alberi che reggevano il sentiero e le
poche infrastrutture di legno costruite per raggiungere la grotta. La “Grotta del Brigante”
rappresenta uno dei più importanti attrattori storico-naturalistici dell’area del Reventino e
dell’alta Valle del Savuto. Dal punto di vista storico in questa grotta ha trovato rifugio Pietro
Bianco, uno dei briganti dalla storia più cruenta e affascinante dell’epoca post-unitaria. Dal
punto di vista naturalistico l’area intorno alla grotta è immersa in una natura a tratti
selvaggia, fra boschi di castagno, cerro, ontano e agrifoglio.
Questo luogo dall’identità così marcata ha rappresentato uno dei punti di forza nel
complesso dei sentieri realizzati e promossi dall’associazione Discovering Reventino,
attiva sul territorio dal 2015. Infatti, la “Grotta del Brigante” in questi anni è stata meta di
diverse escursioni organizzate dall’associazione, con numerose presenze da tutta la
regione e anche dall’estero. Inoltre, per favorire l’accessibilità di quest’area sono stati
realizzati - da parte dell’amministrazione locale - alcuni interventi mirati, tra cui la
costruzione di una passerella in legno che agevolava l’ingresso alla grotta. Il cammino, in
linea con gli obiettivi di Discovering Reventino è una forma di resilienza e di recupero
dell’identità locale e del rapporto con l’ambiente e il paesaggio: conoscere i luoghi, come
la “Grotta del Brigante” e i boschi intorno, ed essere consapevoli del loro valore
naturalistico, storico e culturale consente di amarli e di tutelarli.
Oggi, però, a questo luogo hanno tolto la vita. La sua identità è scomparsa, tagliata via
insieme ai boschi. Discovering Reventino, oltre a segnalare l’accaduto alle autorità
competenti affinché verifichino la liceità del taglio, si rivolge alle istituzioni e agli enti
preposti, nonché alle comunità locali, per invitare tutti ad una maggiore attenzione e a
rispondere a quanto avvenuto a Bianchi con una proposta di azione condivisa e
partecipata. L’obiettivo comune vuole essere quello di favorire la tutela dei luoghi e la
creazione di percorsi e di economie sostenibili. I boschi a ceduo che oggi sono funzionali
per produrre pali da siepe, o molto più verosimilmente, vengono trasformati in cippato e
destinati agli impianti di produzione di biomassa, possono invece essere al centro di
un’economia forestale ecocompatibile che crei nuova occupazione e magari anche un
nuovo paesaggio. I boschi possono essere concreti strumenti di sviluppo economico,
sociale e territoriale. Occorre ridare valore al legno, attraverso la valorizzazione del
prodotto e, allo stesso tempo, ridare valore alla biodiversità e agli habitat forestali come
risorsa paesaggistica e ambientale. L’appello di Discovering Reventino, dunque, è
motivato dalla necessità di intervenire insieme, al più presto, perché ciò che è successo a
Bianchi non accada in altri luoghi cari a noi tutti.