Bonifica del Sin di Crotone: il Comitato attacca Eni e chiede chiarezza
"Fuori i veleni. Crotone vuole vivere" denuncia ritardi e mistificazioni: "Basta bugie, servono controlli, sicurezza e trasparenza"

La bonifica del Sin (Sito di interesse nazionale) di Crotone continua a far discutere. In una nota durissima, il Comitato "Fuori i veleni. Crotone vuole vivere" denuncia gravi ritardi, responsabilità omesse e tentativi di mistificazione attorno a una vicenda che da anni coinvolge Eni Rewind, il Ministero dell’Ambiente e le istituzioni locali. Secondo il Comitato, è necessario riportare la vicenda alla trasparenza e alla legalità, nel rispetto della comunità crotonese e del territorio.
I veleni partono per la Svezia: una scelta che smentisce il passato
"Eni Rewind – si legge nella nota – annuncia oggi l’avvio della bonifica per soli 40 mila metri cubi di rifiuti, che verranno trasferiti in Svezia. Un dato significativo, che dimostra che la disponibilità di impianti all’estero esisteva già da tempo, contrariamente a quanto dichiarato negli ultimi anni". Secondo il Comitato, questa operazione conferma quanto sostenuto da tempo: l’unica via per la bonifica era ed è quella del trasferimento dei rifiuti fuori dalla Calabria, come previsto dal Dm n. 7/2020 e dalla Conferenza dei Servizi decisoria di oltre cinque anni fa.
Il Paur come presidio invalicabile
Nel mirino del Comitato anche i tentativi, definiti strumentali, di aggirare il Paur (Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale), che rappresenta, secondo i cittadini attivi, "uno strumento invalicabile a tutela del territorio e della popolazione". La narrativa, costruita attorno all’inesistenza di discariche in Europa in grado di trattare i veleni del SIN, viene definita una "bugia funzionale" a giustificare l’inazione. "Il Paur – ribadisce la nota – va rispettato e applicato integralmente".
Preoccupazione per la sicurezza e i controlli
Il Comitato esprime inoltre forte preoccupazione per la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini durante le operazioni di scavo. "Più che assemblee pubbliche, ci saremmo aspettati – sottolinea il gruppo – atti concreti da parte del Ministero, a partire dal monitoraggio ambientale e dai controlli imposti dalla legge, rafforzando gli istituti pubblici preposti". Viene richiesto un programma dettagliato della bonifica, con l’indicazione chiara degli impianti di destinazione e delle tempistiche.
L'appello finale alle istituzioni
Il comunicato si chiude con un appello preciso: "Eni Rewind deve operare nel pieno rispetto delle normative in materia di sicurezza e bonifica. Il Mase e il suo direttore generale devono vigilare e far applicare le leggi. Le istituzioni locali, dal canto loro, non possono restare a guardare, ma devono esercitare una vigilanza attiva e concreta, per garantire la salute dei cittadini e tutelare un territorio già ferito da troppi anni di abbandono e promesse mancate".
Il prossimo appuntamento è fissato per martedì 8 luglio, quando è previsto un incontro pubblico sull’argomento. Il Comitato, però, mette le mani avanti: "Non vogliamo passerelle o rassicurazioni di facciata. Vogliamo azioni, trasparenza e legalità".