Matteo Salvini mostra il plastico del Ponte sullo Stretto
Matteo Salvini mostra il plastico del Ponte sullo Stretto

La Corte dei Conti ha acceso i riflettori sulla recente delibera del Cipess che ha dato il via libera al progetto del Ponte sullo Stretto. In un documento indirizzato alla presidenza del Consiglio, i magistrati contabili hanno sottolineato “la necessità di acquisire chiarimenti ed elementi informativi”, evidenziando che “risulterebbe non compiutamente assolto l’onere di motivazione”. Secondo la Corte, mancherebbe una “puntuale valutazione degli esiti istruttori” a sostegno della decisione, che appare più come una mera ricognizione delle attività svolte dai diversi attori istituzionali piuttosto che come un’analisi approfondita sul piano fattuale e giuridico.

Le criticità procedurali

Tra i punti sollevati, la Corte segnala le modalità di trasmissione degli atti, avvenute tramite link al sito della società Stretto di Messina, chiedendo chiarimenti sulla formale acquisizione di tali documenti da parte del Mit e del Cipess. Vengono inoltre richieste spiegazioni sulla tempistica osservata per la trasmissione del provvedimento Mit-Mef relativo al terzo atto aggiuntivo e sulle valutazioni del Cipess riguardo all’efficacia della delibera del Consiglio dei ministri del 9 aprile 2025. In quell’occasione, infatti, erano stati riconosciuti motivi imperativi di interesse pubblico, l’assenza di alternative progettuali e i benefici per salute, sicurezza e ambiente.

Questioni economiche e stime di traffico

Non meno rilevanti i dubbi sul piano finanziario. La Corte evidenzia un disallineamento tra l’importo asseverato dalla società Kpmg, pari a 10,48 miliardi di euro, e quello approvato successivamente dal Cipess, superiore ai 10,50 miliardi. Ulteriori chiarimenti sono stati chiesti anche sulle stime di traffico poste a base del piano economico-finanziario, elaborate da TPlan Consulting. La magistratura vuole conoscere i criteri con cui è stata scelta la società e valutare la solidità delle proiezioni fornite.

Rapporti con l’Europa e tempi stretti

La Corte, inoltre, ha chiesto aggiornamenti in merito ai contatti avviati con la Commissione europea, anche alla luce delle recenti informative della Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’Ue. Tutti i chiarimenti richiesti dovranno essere forniti entro 20 giorni, come stabilito dall’articolo 41 del decreto legge 201 del 2011. Trascorso questo periodo, la Corte potrà pronunciarsi “allo stato degli atti”, lasciando però al governo la possibilità di ritirare la delibera in autotutela.