Asp Vibo: revocate delibere per incarichi dirigenziali, l’organigramma trema (e i cittadini guardano)
La delibera 318/2025 revoca gli avvisi per “direttori di struttura complessa” non ancora conclusi. Un’operazione che non pesa sui bilanci, ma erode tempi, stabilità e credibilità

È stato un colpo di scena degno di una commedia con colpi di scena: l’Asp Vibo ha deciso di revocare alcune delibere recenti relative a incarichi di direttore di struttura complessa che ancora non erano stati portati a termine. Nessun esborso monetario da registrare, si legge nell’atto, ma un effetto organizzativo che rischia di farsi sentire sul piano dei tempi, delle risorse e della governance aziendale.
La delibera n. 318 del 17 luglio 2025 (Commissione Straordinaria) ufficializza la revoca delle delibere n. 1884 e 1885 del 05/12/2024 e della n. 232 del 09/06/2025 (avvisi non conclusi). L’atto è motivato con la necessità di una ristrutturazione aziendale futura, con un nuovo atto aziendale in approvazione che ridisegnerà l’organigramma dell’ente.
Cosa recita ufficialmente la delibera
Ecco i punti principali (così come riportato nel testo ufficiale): Le procedure selettive per gli incarichi (nelle strutture come “Risorse Umane e Formazione”, “Affari Generali e Assicurativi”, “Risorse Economiche e Finanziarie”) non erano ancora concluse. Non sono state avviate istruttorie finali, né valutazioni definitive o aggiudicazioni. È in corso la riorganizzazione aziendale e la ridefinizione della macrostruttura, che potrebbe cambiare i ruoli e le competenze degli incarichi in essere.
La delibera afferma che la revoca non comporta oneri di spesa: è, secondo l’atto, neutra dal punto di vista finanziario.
Come previsto dall’art. 21-quinquies della legge 241/1990, la revoca è giustificata da “mutamento della situazione di fatto non prevedibile al momento dell’adozione del provvedimento”, e dalla necessità di evitare sovrapposizioni o disallineamenti organizzativi futuri. L’atto è stato pubblicato il 18 luglio 2025, con valore di notifica, ed è già attivo sull’albo dell’Asp.
Quali sono le conseguenze “invisibili” (ma reali)
Con gli incarichi cancellati, le strutture che dovevano essere guidate resteranno per un tempo indeterminato senza il referente designato. Questo rallenta decisioni operative, pronuncia atti, piani di sviluppo interno. La motivazione di fondo è che un nuovo atto aziendale ridefinirà l’organigramma. In attesa di approvazione, chi doveva essere nominato oggi diventa “persona in attesa” domani.
I dirigenti che avevano accettato di partecipare a selezioni sanno che l’atto al quale si erano candidati è stato revocato. È difficile motivare la professionalità quando il terreno sotto i piedi è fluido.
Decisioni che richiedono un dirigente responsabile (budget, acquisti, progetti, proponenti) saranno rallentate. Alcune attività potranno restare in stallo fino al nuovo assetto.
I fornitori, collaboratori e stakeholder vedono che un ente sanitario “cambia le carte in tavola” prima di giocare la partita. Si perde credibilità nei confronti di chi deve interagire con l’Asp.
Perché questa revoca dà da pensare
Quando un’amministrazione revoca atti (in questo caso, selezioni) non eseguiti, dovrebbe evitare che la propria scelta diventi un alibi per ritardi endemici.
La revoca “senza oneri di spesa” è una formula frequente da atti tecnici, ma non neutralizza l’impatto organizzativo: ciò che non si spende in euro, si consuma in tempo e opportunità.
Il pretesto del “nuovo assetto” è legittimo, ma va accompagnato da tempistiche certe: lasciare l’ente in limbo è un rischio grave.
Una pennellata satirica: il sipario che cambia scena
Se questo fosse un film, si intitolerebbe “La scena cancellata”. Il protagonista (l’ASP) apre un sipario per nuove selezioni, e poi scopre che lo spettacolo deve ricominciare da capo. Nessuna scena conclusa, tutti gli attori tornano dietro le quinte, e il regista – la Commissione – proclama: “Rifacciamo tutto da capo”.
Non c’è un villain, ma un copione fatto di attese e incertezze: apparecchi montati, telecamere accese… poi blackout. Il pubblico (i cittadini) resta in sala, ignaro se lo spettacolo ripartirà presto o domani.
Il nodo della legittimità: revoca anticipata e normativa vigente
Secondo la delibera stessa, la revoca si fonda sull’art. 21-quinquies della legge 241/1990: è ammessa quando emergono mutamenti sopravvenuti che rendono il provvedimento originario incongruo.
In più, l’atto richiama che non vi erano “soggetti privati titolari di interessi contrapposti” e che la procedura non era conclusa, elementi usati per giustificare la revoca senza contenziosi.
In materia di incarichi dirigenziali, la legge e la contrattazione collettiva prevedono che la revoca anticipata sia consentita solo in caso di ristrutturazione aziendale o motivazioni oggettive e documentate. (Vedi nozioni generali su revoca incarico dirigenziale)
Qui, l’Asp Vibo ha esplicitamente citato la riorganizzazione aziendale come motivo sopravvenuto, ma l’elemento critico è: quanto questa riorganizzazione è già definita e certa? Se è ancora in corso, il “mutamento” può sembrare posticcio.
Cosa chiedere all’Asp (per trasparenza)
Pubblicazione del nuovo atto aziendale entro una data certa, con bozza e cronoprogramma. Chiarezza su come saranno gestiti i servizi nelle strutture rimaste senza direttore. Garanzie che le procedure sospese saranno riproposte compatibilmente con il nuovo assetto, con equità verso i candidati già in gioco. Pubblicazione dell’iter istruttorio che ha portato alla revoca: relazioni, pareri, comparazioni alternative. Monitoraggio esterno da parte di organi regionali o garanti per la effettiva coerenza tra il nuovo organigramma e le selezioni revocate.
Conclusione
La revoca di delibere su incarichi dirigenziali non è un peccato mortale: è uno strumento legittimo se usato con rigore, motivazione solida e trasparenza. Ma quando l’atto diventa tipico di una “pausa forzata” senza scadenze chiare, senza linee guida certe, lascia spazio all’inerzia e al caos amministrativo.
L’Asp Vibo ha scelto di mettere il crono-stop su certe selezioni, sostenendo che non erano mature, e promettendo che ripartirà tutto in armonia con il nuovo assetto. È lecito crederlo? Il suo pubblico (i cittadini, i lavoratori, i pazienti) attende il secondo atto con il fiato sospeso.