Ospedali migliori al nord
Ospedali migliori al nord

La mappa 2023 delle eccellenze sanitarie italiane, costruita sulla base delle schede di dimissioni ospedaliere elaborate da Il Sole 24 Ore, racconta un’Italia ancora drammaticamente spaccata in due. Dei 21 grandi ospedali che si distinguono per la capacità di attrarre pazienti da altre Regioni e trattare i casi più complessi, 12 si trovano al Nord, 7 al Centro e solo 2 al Sud. In testa alla classifica spiccano le strutture lombarde: l’Irccs Galeazzi e il San Raffaele di Milano, e l’Humanitas di Rozzano, seguiti dal Sant’Orsola di Bologna e da ospedali di Veneto, Toscana, Lazio e Piemonte.

La Calabria fuori da ogni mappa di qualità

Ancora una volta, la Calabria non compare in nessuna classifica tra gli ospedali ad alta performance. Una totale assenza che fa rumore, soprattutto in un momento in cui il divario sanitario tra Nord e Sud si fa sempre più profondo. Le uniche realtà meridionali a ottenere un riconoscimento sono l’Azienda ospedaliera dei Colli di Napoli e la Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, in Puglia. Nessuna struttura calabrese, invece, risulta tra quelle in grado di garantire cure specialistiche complesse o attrarre pazienti da fuori regione.

Viaggi della speranza e sfiducia strutturale

Questa esclusione alimenta il fenomeno cronico dei “viaggi della speranza”, che costringe ogni anno migliaia di calabresi a spostarsi verso strutture del Centro-Nord per ricevere cure adeguate. Non è solo una questione di eccellenza, ma di diritti negati: la salute, che dovrebbe essere garantita ovunque, si trasforma in un privilegio geografico. E mentre il Nord consolida il proprio primato con ospedali riconosciuti anche dal Programma Nazionale Esiti di Agenas (che ha premiato Humanitas, Careggi e Ancona), la Calabria rimane ferma, prigioniera di ritardi, commissariamenti e mancanza di investimenti strutturali.

Una sanità da ricostruire

L’assenza della Calabria non è solo un dato statistico, ma il sintomo di una sanità da rifondare. In un territorio segnato da emigrazione sanitaria, carenza di personale e strutture inadeguate, serve un cambio di passo deciso, che parta da investimenti concreti, governance competente e un piano di rilancio credibile. Altrimenti, quella che oggi è una disparità rischia di diventare una condanna.