Uva da tavola, la Calabria cresce tra qualità ed export: filiera in espansione
Secondo i dati Istat aumentano superfici coltivate e produzioni, ma il settore affronta sfide cruciali tra logistica, innovazione e sostenibilità

L’uva da tavola è uno dei simboli dell’agricoltura calabrese e rappresenta un comparto in costante crescita. Secondo le elaborazioni Istat sull’ultima campagna agraria, la Calabria conferma circa 7.000 ettari coltivati a uva da tavola, con una produzione che supera le 160mila tonnellate annue. Le aree più produttive sono la Piana di Sibari, il Lametino e la Piana di Gioia Tauro, dove le condizioni pedoclimatiche favoriscono una viticoltura di qualità. Le varietà Italia, Regina, Michele Palieri e Victoria continuano a essere le più diffuse, mentre crescono le superfici dedicate alle uve seedless, sempre più richieste dal mercato internazionale. L’analisi della Coldiretti Calabria evidenzia che oltre il 40 per cento della produzione regionale è destinata all’export, con sbocchi consolidati in Germania, Svizzera e Paesi Bassi.
Tecnica, sostenibilità e filiera: la sfida della competitività
Negli ultimi anni molte aziende hanno investito in innovazioni agronomiche e certificazioni di qualità per affrontare la concorrenza dei principali produttori esteri. Sistemi di irrigazione a goccia, teli protettivi, difesa integrata e tracciabilità delle filiere sono diventate prassi diffusa. Secondo CIA Agricoltori Italiani della Calabria, “la qualità dell’uva calabrese è ormai riconosciuta sui mercati, ma per rafforzare il settore è necessario lavorare su logistica, riduzione dei costi energetici e tutela del reddito agricolo”. La Calabria, infatti, sconta ancora difficoltà infrastrutturali nei trasporti, con costi di spedizione superiori rispetto alle regioni del Nord. Nonostante ciò, cresce il numero di aziende che si orientano verso certificazioni GlobalG.A.P. e Grasp per favorire l’accesso alle catene di distribuzione europee.
Reddito agricolo e promozione: priorità per il futuro
Il valore dell’uva da tavola calabrese è legato anche alla sua capacità di raccontare il territorio e la sua identità rurale. Coldiretti sottolinea come l’uva sia “un prodotto ambasciatore del made in Calabria, capace di unire qualità organolettiche e tradizione agricola mediterranea”. Tuttavia, il comparto si confronta con criticità strutturali: mancanza di manodopera stagionale qualificata, volatilità dei prezzi e difficoltà di accesso al credito. La CIA chiede interventi mirati per sostenere la liquidità delle aziende agricole e promuovere accordi di filiera che valorizzino il lavoro dei produttori. Accanto alla produzione, cresce anche l’attenzione verso percorsi di promozione turistica rurale legati alle vigne e alle aziende agricole, un’opportunità per rafforzare il legame tra agricoltura e territorio. La Calabria guarda così al futuro dell’uva da tavola puntando su organizzazione, qualità e identità mediterranea.