La Cedu condanna l’Italia: 41bis a un novantenne con Alzheimer è trattamento inumano
Per i giudici europei il regime duro non era più giustificato: ora il caso passa alla Cassazione

Corte europea: l’Italia ha violato i diritti umani con il 41bis a un novantenne malato
La Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per aver mantenuto Giuseppe Morabito, novantenne con gravi problemi cognitivi, sotto il regime del 41bis, considerandolo un trattamento inumano e degradante. L’uomo, condannato per mafia, non è da confondere con il noto boss 'u tiradritto', ma è stato riconosciuto come membro di spicco di un’organizzazione criminale. La Cedu ha sottolineato che, in presenza di un evidente deterioramento cognitivo – incluso il morbo di Alzheimer – il Governo non ha fornito motivazioni sufficienti a giustificare l’estensione del regime duro. Secondo la sentenza, risulta difficile immaginare come un soggetto in quelle condizioni, dopo quasi vent’anni di detenzione in regime restrittivo, possa ancora intrattenere contatti significativi con un’organizzazione mafiosa.
Il 41bis sospeso e poi riattivato: ora il ricorso in Cassazione
La sentenza si riferisce al periodo fino al 24 maggio 2023, data in cui Morabito fu ricoverato d’urgenza per un’ernia e il 41bis venne temporaneamente sospeso. Tuttavia, secondo l’avvocata Giovanna Beatrice Araniti, che lo ha rappresentato davanti alla Cedu, il regime duro è stato successivamente riattivato. Proprio per questo motivo, la legale ha presentato ricorso in Cassazione, auspicando che la decisione della Corte di Strasburgo possa influenzare la sospensione definitiva del 41bis. I giudici europei, pur condannando l’Italia per il regime detentivo applicato, hanno però stabilito che la detenzione in sé non rappresenta una violazione dei diritti umani, respingendo quindi l’istanza che chiedeva la liberazione per motivi di salute.