“La ’ndrangheta non è più una mafia rurale ma un’organizzazione che investe nell’alta finanza e sfrutta la tecnologia per eludere i controlli”. Così il procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, Salvatore Curcio, ha aperto il suo intervento al Liceo Classico Pitagora di Crotone durante l’incontro promosso dall’Università della Calabria nell’ambito del progetto Scuola della Costituzione. Curcio ha spiegato che lo Stato “è costantemente chiamato a inseguire un crimine che evolve con il progresso”, facendo riferimento a strumenti come criptovalute, dark web e piattaforme di messaggistica crittografata.

Formazione e strumenti per affrontare le nuove mafie

Accanto a Curcio è intervenuto il procuratore della Repubblica di Crotone, Domenico Guarascio, che ha denunciato la grave carenza di mezzi informatici nei tribunali calabresi. “In Procura lavoriamo con computer vecchi di dieci anni: ne abbiamo uno solo funzionante – ha detto – e questo rende difficile gestire le indagini e il processo penale telematico”. Guarascio ha lanciato un appello per un intervento urgente, ricordando che “senza investimenti nella giustizia non è possibile rendere il sistema efficiente e moderno”.

Denuncia e fiducia nelle istituzioni come strumenti di cambiamento

Curcio ha ribadito l’importanza della denuncia da parte delle vittime, definendola “un atto di fiducia verso lo Stato e di rottura con l’omertà”. Entrambi i magistrati hanno invitato i giovani a credere nella legalità come strumento di libertà e partecipazione, sottolineando che la lotta alla criminalità organizzata non si combatte solo con la repressione, ma anche con la cultura, la formazione e la modernizzazione della giustizia.