Si è conclusa ieri, 31 agosto, a San Sosti, la XIV edizione del Festival delle Migrazioni, una manifestazione che ha attraversato sette comuni della provincia cosentina dal 22 al 31 agosto, e che ha visto una partecipazione record, con oltre 150.000 visualizzazioni online e una presenza crescente di ospiti e relatori internazionali. L’ultima serata si è svolta con un focus speciale sulla Palestina, in un clima di forte partecipazione e riflessione civile.

Ad aprire la serata conclusiva è stato Giovanni Manoccio, presidente dell’Associazione Don Vincenzo Matrangolo E.T.S., promotrice del festival. Nel suo intervento, Manoccio ha tracciato un bilancio positivo, evidenziando come il festival abbia ormai assunto una dimensione sempre più internazionale, con la partecipazione di figure come Christine Nina Niyonsavye, ex ambasciatrice del Burundi, antropologi giapponesi, l’ex sindaco di Sofara (Mali) Allassane Guindo, e diversi ospiti palestinesi.

La questione palestinese al centro del dibattito

Il cuore della serata è stato il dibattito dal titolo “La questione palestinese: genocidio programmato?”, moderato da Gianfranco Crua dell’organizzazione Carovane Migranti. Crua ha evidenziato il filo conduttore che lega le migrazioni forzate alle crisi globali come quella palestinese: la perdita dell’identità e la riduzione delle vittime a semplici numeri. Ha poi introdotto il lavoro simbolico dei “lenzuoli della memoria”, portati in giro dall’associazione torinese, per ridare un volto e un nome a chi non c’è più.

È seguito l’intervento di Lorenzo Trucco, presidente dell’ASGI, che ha analizzato la definizione giuridica di genocidio, delineando le cinque azioni che lo configurano secondo il diritto internazionale, e soffermandosi sul ruolo dei giuristi in contesti di crisi.

Molto incisivo anche l’intervento di Don Ennio Stamile, presidente dell’Associazione San Benedetto Abate, che ha denunciato il ruolo delle plutocrazie nei conflitti dimenticati, tra cui quello di Gaza. Con riferimenti biblici, Don Stamile ha criticato le derive integraliste e ha proposto come antidoto l’ascolto delle popolazioni e il sostegno alle manifestazioni pacifiche. Con parole forti, ha affermato che il governo israeliano dovrebbe essere isolato come si fa con le mafie, in nome di una giustizia che rispetti la dignità umana.

Testimonianze forti e voci dal Mediterraneo

Molto atteso anche Enzo Infantino, presidente dell’Associazione “Per Non Dimenticare Sabra & Chatila”, che ha denunciato l’ipocrisia del governo Meloni, accusato di inviare armi a chi uccide i bambini di Gaza, pur proclamandosi attento alla loro sorte. Infantino ha poi descritto il lavoro dell’associazione e quanto osservato nei territori visitati.

Tra i momenti più coinvolgenti della serata, il collegamento con Tony Lapiccirella, attivista e skipper della Global Sumud Flotilla, partito da Barcellona con una missione umanitaria diretta a Gaza. Contestualmente, da San Sosti è stata annunciata l’attivazione di una raccolta fondi a sostegno della popolazione palestinese.

Le voci palestinesi: resistenza, memoria e cinema

Due testimonianze palestinesi hanno arricchito il dibattito: quella del giornalista Bassam Saleh e del regista Hamdi Alhroub.

Saleh ha ripercorso la storia della Palestina dalla caduta dell’Impero Ottomano agli accordi di Sykes-Picot, denunciando la distruzione sistematica operata dal governo Netanyahu. Ha parlato di resistenza quotidiana, raccontando la storia del nonno che ha scelto di non abbandonare mai la propria terra: “Ho visto i turchi, gli inglesi, i giordani, ora gli israeliani. Ma resto”.

Alhroub ha condiviso invece la sua vicenda personale: la fuga da Betlemme con la moglie incinta, per mettere in salvo la propria famiglia. Oggi la sua lotta continua attraverso il cinema, per dare voce agli invisibili.

In collegamento anche Allassane Guindo, già sindaco di Sofara, che ha raccontato la difficile situazione del Mali, contribuendo a completare il quadro delle migrazioni forzate dal continente africano.

Memoria, arte e musica: una chiusura corale

In Largo Orto Sacramento, la piazza si è trasformata in un luogo simbolico, con l’esposizione di una grande bandiera palestinese e l’installazione artistica “Non in mio nome”, un lenzuolo bianco che i partecipanti hanno potuto firmare in segno di opposizione al genocidio in corso.

A chiudere il festival, l’attesa esibizione della Calabria Orchestra, che ha incantato il pubblico con un repertorio di musica popolare della Puglia, della Calabria e della Basilicata. Il brano finale, “Bella ciao”, richiesto dal pubblico, ha suggellato il saluto e l’appuntamento alla prossima edizione, prevista per l’estate 2026.


Il Festival delle Migrazioni 2025, svoltosi dal 22 al 31 agosto, ha toccato i comuni di San Basile, Acquaformosa, Vaccarizzo Albanese, Bisignano, San Benedetto Ullano, Cerzeto e San Sosti, confermandosi un evento culturale e sociale di primaria importanza per il territorio calabrese e non solo.