Sanità, bufera in Calabria: il Pd chiede chiarezza dopo le 13 misure cautelari
Irto: “Sistema malato, servono trasparenza e controlli. Occhiuto rompa l’immobilismo”

Il Partito Democratico della Calabria, guidato dal senatore Nicola Irto, interviene con fermezza sull’inchiesta che ha travolto la sanità pubblica regionale. L’indagine, condotta dalla Guardia di Finanza e dai Nas dei Carabinieri, ha portato all’emissione di 13 misure cautelari e al sequestro di 9 beni patrimoniali, facendo emergere un presunto sistema illecito che coinvolgerebbe dirigenti medici e operatori sanitari. Le accuse parlano di visite private in nero effettuate durante l’orario di servizio, rallentamenti volontari delle liste d’attesa e pressioni sui pazienti affinché pagassero per ottenere cure in tempi più brevi.
Irto: “Forse solo la punta dell’iceberg”
Il Pd Calabria esprime “grande preoccupazione” e teme che quanto emerso non sia un caso isolato. “Potrebbe trattarsi della spia di un meccanismo ben più ampio – avverte la segreteria regionale – che sfrutta le debolezze del sistema pubblico per trarne vantaggi personali”. Un sistema che, se confermato, infligge un doppio danno: mina la fiducia dei cittadini e alimenta il fenomeno della migrazione sanitaria, costringendo i calabresi a curarsi fuori regione a costi altissimi.
“Occhiuto esca dall’immobilismo”
Il Pd chiede al presidente della Regione e commissario alla sanità, Roberto Occhiuto, di assumersi le proprie responsabilità. “È urgente sapere – si legge nella nota – quali iniziative intenda intraprendere per monitorare l’efficienza delle liste d’attesa, verificare la regolarità delle prenotazioni e prevenire abusi”. Per il senatore Irto “è il momento della chiarezza”: servono controlli rigorosi, interventi strutturali e soprattutto una rinnovata fiducia nel lavoro onesto della maggioranza degli operatori sanitari.
Una questione di giustizia e dignità
“Ridare credibilità al Servizio Sanitario della Calabria – conclude Irto – è una sfida di giustizia sociale e dignità. Chi specula sulla salute delle persone va fermato. Ma chi lavora con dedizione, spesso in condizioni difficili, deve essere sostenuto e valorizzato. Non si può più tollerare che l’intero sistema venga trascinato nel discredito per colpa di pochi disonesti”.