Transumanza, anima antica e futuro possibile: la Calabria protagonista di un ritorno necessario
Dal 2019 è ufficialmente nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’UNESCO

La transumanza: memoria viva dell'Italia rurale
La transumanza non è soltanto un gesto antico, ma una pratica ancora viva che racconta l’anima più autentica dei territori italiani. È il movimento stagionale dei greggi e delle mandrie, guidate dai pastori lungo percorsi secolari, tra pianure e montagne, alla ricerca di pascoli fertili.
In questo gesto, ripetuto anno dopo anno, si custodisce un rapporto profondo tra uomo, animale e natura. Dal 2019, questa tradizione è entrata ufficialmente nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’UNESCO, a testimonianza del suo valore universale.
Il respiro silenzioso della Sila: la transumanza calabrese
In Calabria, e in particolare sull’altopiano della Sila, la transumanza non è mai scomparsa del tutto. Qui, nei mesi estivi, è ancora possibile vedere muoversi lentamente, tra boschi di pini larici e alture verdi, le mandrie condotte dagli allevatori locali verso i pascoli d’altura. È una scena che sa di tempo sospeso, dove la natura detta i ritmi e gli uomini custodiscono saperi antichi. Il paesaggio silano non è solo lo sfondo, ma parte attiva di questo ciclo, modellato nei secoli proprio dal passaggio degli animali e dall'opera quotidiana dei pastori. In queste terre, la transumanza è anche strumento di tutela ambientale, di mantenimento della biodiversità, di equilibrio idrogeologico. E oggi, grazie a un rinnovato interesse turistico e culturale, si sta trasformando in una risorsa per l’intero territorio.
Parlamento, nuovi disegni di legge sulla transumanza
Oggi, martedì 1° luglio, il Senato torna a discutere un tema che, fino a qualche anno fa, sembrava relegato a nicchie di appassionati o studiosi. E invece, nel cuore della Commissione Industria e Agricoltura, l’attenzione si concentra sul rilancio della transumanza attraverso due disegni di legge che puntano a valorizzare questa pratica come elemento identitario, produttivo e turistico. Entrambi i testi propongono interventi concreti: uno prevede la creazione di un fondo nazionale dedicato allo sviluppo delle terre rurali italiane, l’altro mira a rafforzare le misure già introdotte a sostegno degli alpeggi e degli antichi sentieri percorsi dal bestiame. La relatrice dei provvedimenti, la senatrice Anna Maria Fallucchi, ha il compito di portare avanti un lavoro che potrebbe segnare una svolta importante per l’agricoltura estensiva e per il futuro delle aree interne del Paese.
Un gesto antico per nuove generazioni
Riscoprire la transumanza oggi non significa semplicemente voltarsi indietro. Significa, piuttosto, immaginare un futuro diverso, in cui la sostenibilità non sia solo uno slogan, ma un modo concreto di abitare il territorio. La figura del pastore, che un tempo era simbolo di fatica e isolamento, torna ora ad assumere un ruolo centrale come custode del paesaggio e portatore di conoscenze profonde sull’ambiente. Le giovani generazioni, sempre più sensibili ai temi della natura, del cibo sano, della qualità della vita, guardano a queste pratiche con occhi nuovi. In Sila come in tante altre regioni, la transumanza è diventata anche esperienza turistica, occasione educativa, strumento di valorizzazione delle produzioni tipiche e del patrimonio immateriale.
Custodire per ripartire
C’è un’Italia che non si arrende all’abbandono, che sceglie di restare, di coltivare, di allevare in armonia con i cicli naturali. La transumanza rappresenta questa Italia, fatta di silenzi operosi, di mani esperte, di paesaggi attraversati con rispetto. Valorizzarla significa custodire la memoria, ma anche offrire una prospettiva concreta di sviluppo locale, legata a un’economia più lenta, ma più stabile, a filiere corte, a prodotti autentici. In Calabria, dove il legame tra uomo e montagna è sempre stato forte, questo ritorno può diventare un motore di rinascita. E oggi, che anche le istituzioni sembrano accorgersene, è il momento giusto per investire nella bellezza di ciò che abbiamo rischiato di perdere.