Una storia social nata dal dolore di un fratello ha riportato alla luce una ferita che spesso si preferisce ignorare: quella del bullismo tra i banchi di scuola. A parlarne è Saetta, streamer cosentino di 21 anni in forte crescita sulla piattaforma Twitch, che nei giorni scorsi ha condiviso un video in cui denuncia le discriminazioni subite dal fratello minore Christian, studente della scuola media “Spirito Santo” di Cosenza.

“Mio fratello è un ragazzo speciale, se capite cosa intendo. Da anni subisce prese in giro e umiliazioni. Ho deciso di parlarne pubblicamente perché non posso più restare in silenzio”, ha raccontato con voce rotta dall’emozione. Il racconto che ha commosso e indignato il web parte da un episodio emblematico: una festa di compleanno a cui sono stati invitati tutti gli studenti, tranne Christian. “Lui lo ha scoperto per caso, è tornato a casa in lacrime chiedendomi perché viene sempre escluso. Cosa gli rispondi, a un bambino che si sente invisibile?”

“Non è per visualizzazioni: è per verità”

Dopo la diffusione del video, alcune famiglie di studenti hanno reagito accusando lo streamer di aver costruito la vicenda per ottenere visibilità. Saetta ha voluto rispondere punto per punto alle critiche in un’intervista concessa a Calabria News 24.

“È assurdo dire che tutto questo è stato fatto per visualizzazioni”, ha dichiarato. “Io facevo già 16-17 milioni di visualizzazioni al mese, e negli ultimi 90 giorni ne ho raggiunti 43 milioni. Non ho bisogno di strumentalizzare mio fratello per crescere online. Ma quando toccano la mia famiglia, non posso restare zitto.”

Lo streamer ha poi rivolto un messaggio diretto ai genitori che lo hanno attaccato: “Vorrei capire come mai, se non ho fatto nomi, alcuni si sono sentiti chiamati in causa. I genitori dei ragazzi che trattano bene mio fratello non hanno avuto nulla da ridire, mentre quelli che lo prendono in giro si sono difesi subito. Coincidenze? Non credo. Invece di insegnare ai figli il rispetto, passano più tempo sui social che a educarli.”

“Christian è stato picchiato. La scuola è intervenuta”

Nell’intervista, Saetta ha inoltre smentito le affermazioni secondo cui la scuola non sarebbe mai stata informata degli episodi di bullismo. “Non è vero che nessuno ha avvisato la scuola. Mio fratello è stato picchiato da due ragazzi, uno dei quali non frequenta più, ma l’altro sì. La madre di uno di loro è stata convocata dall’istituto. Quindi non si può dire che la scuola non sapesse, perché è intervenuta.”

Il racconto del giovane streamer delinea un quadro preoccupante: esclusioni, insulti, umiliazioni e violenze che si ripetono nel silenzio generale. “Mia madre ha cercato più volte di parlare con i genitori, ma si è sempre sentita dire che i loro figli non c’entravano. È questa l’omertà che mi spinge a parlare.”

Una denuncia che diventa messaggio

La vicenda non è solo un racconto personale, ma un atto di denuncia civile. “Non voglio vendetta – conclude Saetta – voglio che le persone sappiano. Voglio che chi subisce non abbia più paura di parlare. Mio fratello non deve essere ricordato come la vittima, ma come il motivo per cui si è acceso un dibattito.”

Il suo video, nato come sfogo, è diventato in poche ore una testimonianza condivisa da centinaia di utenti e una chiamata alla responsabilità verso il mondo della scuola, dei genitori e della società. Perché dietro ogni storia di bullismo c’è sempre una domanda che resta sospesa: chi ha avuto il coraggio di guardare, e chi invece ha scelto di voltarsi dall’altra parte?