Strage di via D’Amelio, Occhiuto: “Il sacrificio di Borsellino e della sua scorta ci richiama a una lotta quotidiana”
Il presidente della Regione Calabria ricorda il magistrato ucciso dalla mafia: “Non abbassiamo la guardia, mai”

A trentatré anni dalla strage di via D’Amelio, in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta – Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina – il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, ha affidato a un messaggio sui social il proprio pensiero di memoria e impegno civile.
«Trentatré anni fa la mafia colpì lo Stato assassinando Paolo Borsellino e cinque coraggiosi agenti di scorta. Quel sacrificio ci ricorda valori da custodire e battaglie da perseguire. La libertà e la lotta a tutte le mafie siano sempre impegni quotidiani. Non abbassiamo la guardia, mai», ha scritto il governatore su X (ex Twitter), nel giorno della commemorazione.
Un messaggio che parla anche alla Calabria
Parole che risuonano forti anche in una terra come la Calabria, da decenni alle prese con la piaga della 'ndrangheta e con un tessuto sociale ed economico spesso condizionato dalla presenza pervasiva delle mafie. Il richiamo di Occhiuto assume così un valore che travalica la commemorazione, per farsi invito a un impegno quotidiano, rivolto a istituzioni, cittadini, imprese, scuole.
Il messaggio del presidente regionale sottolinea come la memoria debba diventare responsabilità. Non basta ricordare il coraggio di Borsellino e di chi ha pagato con la vita il proprio servizio allo Stato: occorre tradurre quella memoria in scelte concrete, in azioni di contrasto, in educazione alla legalità.
Una lotta che riguarda tutti
L’appello del presidente Occhiuto arriva in un momento storico complesso, in cui le mafie si mimetizzano nei circuiti economici, nella politica, nei gangli della pubblica amministrazione. A trentatré anni da quel 19 luglio 1992, la lezione di Borsellino – come quella di Giovanni Falcone – resta più viva che mai, anche perché ancora oggi non tutta la verità è stata accertata su quella strage.
Ricordare, oggi, significa assumere la responsabilità di una vigilanza attiva, senza retorica e senza indulgenze. Perché, come scrive Occhiuto, non abbassare la guardia è l’unico modo per onorare davvero chi ha sacrificato tutto per un’idea di giustizia e di libertà.