Si chiama “Fuori Posto” un nome simbolico che racconta un progetto ideato e promosso dal Centro antiviolenza “Roberta Lanzino” in collaborazione con APS Ri-forMap, APS Sostenia, APS Goodwill e la cooperativa sociale 2ndChance. Domenica 26 ottobre nella colorata Status Boutique di via Quasimodo, a Rende, è stata presentata dalla presidente del centro antiviolenza Roberta Lanzino, Roberta Attanasio la nuova linea artigianale.


 

L’iniziativa, sostenuta dal bando “Realizziamo il cambiamento con il Sud”,  contributo di Fondazione Realizza il Cambiamento, Fondazione CON IL SUD e ActionAid International Italia ETS, nasce per offrire alle donne uno spazio sicuro dove sentirsi accolte, ascoltate e libere di riscoprirsi. “Le borse - ha riferito  Paola Bisciglia  psicoterapeuta e presidente di aps Sostenia -  non sono solo oggetti, ma il frutto di un percorso che unisce cucito creativo, artigianato, riciclo e, soprattutto, un  percorso di crescita personale e di gruppo”. Per capire davvero lo spirito di Fuori Posto, facciamo un piccolo passo nell’antropologia. Circa vent’anni fa, l’antropologo Igor Kopytoff affermava che come gli esseri umani, anche gli oggetti hanno una loro biografia, gli oggetti, infatti, non sono semplici merci, hanno un percorso che va dalla loro creazione fino al disuso o al riciclo. Un percorso in cui possono essere mercificati, trattati come generici  o singolarizzati  considerati unici e irripetibili. Le borse Fuori Posto appartengono a questa seconda categoria. 

 

Non sono semplici merci ma bensì "biografie narranti". Sono oggetti con una storia propria, in cui significato e valore cambiano radicalmente. Per questo motivo, sono il racconto di un percorso di impegno e dedizione, il frutto del successo di un gruppo che ha saputo raggiungere l'obiettivo prefissato. In psicologia e psicoanalisi, ha spiegato la psicoterapeuta, la borsa è considerata un simbolo del Sé, ovvero, il proprio Io e dell'identità della persona che la porta. Agisce come una sorta di "casa portatile" che infonde sicurezza. Portare con sé tutti gli oggetti "necessari", chiavi, documenti, trucchi, e tutto ciò che serve,  aiuta a lenire l'ansia di perdere il controllo e di non essere preparati di fronte agli imprevisti della vita. E ancora ha continuato Paola Bisciglia - “peccato che, ironia della sorte, la ricerca di qualcosa nella borsa di una donna spesso dimostri l'esatto contrario: che il senso di controllo è, in realtà, totalmente illusorio!” suscitando una risata collettiva tra i presenti.


 

La grandezza della borsa e il suo significato

“Fuori Posto” ha saputo coniugare design e introspezione, unendo il valore estetico alla sostenibilità ambientale. Nella collezione, la BIG-IN-BAG – una borsa trasformabile che da accessorio da passeggio diventa shopper – rappresenta la perfetta sintesi tra praticità e stile.
La simbologia della borsa, spiegano le ideatrici, è profondamente legata al Sé, è una “casa portatile” che contiene frammenti di vita, memorie e bisogni di sicurezza. Le borse grandi parlano di donne organizzate e determinate, pronte ad affrontare ogni evenienza, quelle piccole o pochette raccontano invece il desiderio di bellezza e cura di sé.
Con “Fuori Posto”, il Centro antiviolenza “Roberta Lanzino” e la rete dei partner restituiscono voce, dignità e valore a materiali e vite che rischiavano l’anonimato, trasformando scarti e ferite in nuove forme di bellezza e consapevolezza. La presentazione della collezione “Fuori Posto” è stata “colorata”, viva, partecipata, cosi come nell'intento delle ideatrici, donne professioniste che lavorano per aiutare altre donne nella metamorfosi interiore, ma anche quella pratica.  Sorrisi, condivisione e allegria hanno caratterizzato l'evento, un tocco divertente è stato sicuramente l'utilizzo di manichini viventi, che hanno reso tutto più godibile e meno formale.

 

La realizzazione delle borse

Le artigiane, che lo ricordiamo, non sono vittime di violenza,  si sono trovate tra le mani ritagli di stoffa di piccola e media grandezza, frammenti di vestiti, di rivestimenti di poltrone e avanzi di pelle. Attraverso un brainstorming di idee, hanno iniziato a metterli insieme e a dare loro nuova vita. Così il materiale usato, scarti, avanzi, tessuti dimenticati, destinato all’anonimato, ha preso nuova vita acquistando valore e dignità. Ogni borsa è stata creata a mano, con tempo, cura e competenze uniche. Parallelamente, le donne coinvolte hanno partecipato a incontri di psicologia individuali e di gruppo condotti dalla Bisciglia. Proprio come la materia prima ha dovuto essere "riconosciuta" per il suo nuovo potenziale, le partecipanti hanno lavorato per riconoscere le proprie risorse, i propri limiti e il proprio valore. Il cucito è diventato  esperienza per affermare la propria singolarità, per esprimere la propria competenza, per liberare la creatività che nasce solo quando ci si accetta e ci si sente liberi di essere ciò che si è. Erano presenti tante donne, psicologhe, operatrici nel sociale, il presidente del consiglio comunale rendese  Francesco Adamo, l'assessora al Welfare Daniela Ielasi, Veronica Stellato  assessora alle Attività Produttive, Industria, Commercio, Artigianato e Agricoltura e la consigliera Rossella Gallo.