Il procuratore Giuseppe Borrelli
Il procuratore Giuseppe Borrelli

Ventisei arresti e il ritorno al centro della scena criminale di Pino Piromalli, detto “Facciazza”. È questo l’esito dell’operazione “Res Tauro”, coordinata dalla Procura di Reggio Calabria e condotta dai Carabinieri del Ros, che ha colpito duramente la cosca Piromalli, definita dal procuratore Giuseppe Borrelli «una cosca strategica del territorio». Dopo la scarcerazione del 2021, Piromalli aveva ripreso le redini del clan, riscrivendo le regole interne del sodalizio e ristabilendo equilibri senza conflitti, ma con un processo di “armonizzazione” tra le diverse anime della ’ndrina e con le altre famiglie della Piana.

Una struttura di comando ben definita

L’indagine ha accertato l’esistenza di una struttura di comando composta da Giuseppe Piromalli, dai fratelli Gioacchino e Antonio e dal nipote Gioacchino. Una leadership consolidata che ha permesso al clan di mantenere il controllo del territorio e di infiltrarsi anche nei meccanismi delle aste giudiziarie, alterandone i risultati per accaparrarsi beni e ricchezze. «È il frutto – ha spiegato Borrelli – di un monitoraggio attento da parte della Procura e del Ros. Siamo soddisfatti del risultato raggiunto».

Le parole della Procura

Il procuratore aggiunto Stefano Musolino ha ricordato il grande impegno profuso dall’ex procuratore Giovanni Bombardieri e dal sostituto Paola D’Ambrosio nella richiesta cautelare. Ha poi puntato il dito contro la situazione sociale di Gioia Tauro: «Nella nostra impostazione accusatoria, il boss Piromalli era diventato ciò che lui stesso ha sempre sostenuto: il padrone di Gioia Tauro. Questo è stato possibile anche grazie a una certa mollezza del tessuto sociale, che sembrava non vedere l’ora di rivederlo al comando».

Musolino ha quindi lanciato un appello: «Spero che il Comune di Gioia Tauro, che finora ha mantenuto una posizione prudente, prenda atto di quanto emerge dall’indagine e apra una riflessione seria, al di là della rilevanza penale dei fatti».

Un segnale forte dello Stato

L’operazione “Res Tauro” rappresenta un segnale forte contro una delle cosche storiche e più radicate della ’ndrangheta. Una risposta investigativa che non solo colpisce i vertici del clan, ma solleva con forza il tema della responsabilità sociale e istituzionale in un territorio da sempre segnato dal peso dei Piromalli.