Il fenomeno del lavoro nero in Calabria è particolarmente diffuso nei servizi alla persona, dove il tasso di irregolarità raggiunge il 42,6%, seguito dall'agricoltura con il 16,8% e dalle costruzioni con il 13,3%. Questi settori, spesso caratterizzati da rapporti di lavoro informali e difficili da monitorare, rappresentano un terreno fertile per l'economia sommersa.

Un'economia sommersa da miliardi

L'economia sommersa legata al lavoro irregolare in Calabria è stimata in circa 2,5 miliardi di euro, con un'incidenza dell'8,3% sul valore aggiunto regionale, la più alta d'Italia. Questa situazione non solo sottrae risorse al fisco e al sistema previdenziale, ma compromette anche la qualità dei servizi pubblici e la competitività delle imprese oneste.

Le conseguenze sociali

Il lavoro nero ha ripercussioni gravi sulla vita dei lavoratori, che si trovano privi di diritti fondamentali come la sicurezza sul lavoro, la malattia, la maternità e la pensione. Le fasce più vulnerabili della popolazione, come giovani, donne e immigrati, sono le più esposte al rischio di sfruttamento e marginalizzazione.

Le azioni di contrasto

Le autorità competenti hanno intensificato i controlli per contrastare il fenomeno. Nel 2024, l'Ispettorato del Lavoro ha individuato 179 lavoratori in nero nell'area metropolitana di Reggio Calabria, su un totale di 623 soggetti controllati. Tuttavia, la vastità del fenomeno richiede interventi strutturali e coordinati.

Verso una soluzione

Per affrontare efficacemente il problema del lavoro nero in Calabria, è necessario un approccio integrato che coinvolga istituzioni, imprese, sindacati e società civile. Occorre promuovere la cultura della legalità, incentivare l'emersione del lavoro irregolare attraverso misure fiscali e contributive vantaggiose, e rafforzare i controlli e le sanzioni per chi viola le norme.