Tridico attacca Occhiuto: “Calabria in coda alle classifiche, nessun miglioramento in sei anni”
Il fronte delle accuse non riguarda solo i risultati socio-economici. L’opposizione denuncia anche una gestione del potere definita “autoreferenziale”
Le più recenti classifiche sulla qualità della vita de Il Sole 24 Ore pongono quattro delle cinque province calabresi oltre il centesimo posto su centosette. Un risultato che, se combinato ai dati elaborati da Svimez, Bankitalia, Inps e Istat – secondo cui la Calabria si colloca all’ultimo posto tra le 240 regioni dell’Unione europea – restituisce un quadro complessivamente sconfortante per la regione.
Secondo l’esponente di opposizione che ha commentato i dati, non si tratta di “compiacersi” di numeri negativi, né tantomeno di strumentalizzarli alla luce delle recenti competizioni elettorali. «È la fotografia nuda e cruda della nostra regione – afferma – perché i dati non ingannano mai». A preoccupare maggiormente, sottolinea, non è solo la conferma delle città calabresi nelle ultime posizioni, ma soprattutto il deterioramento degli indicatori negli anni di amministrazione regionale guidata da Roberto Occhiuto.
L’esponente politico accusa il governo regionale di non aver prodotto nessun miglioramento sotto il profilo economico e sociale, parlando apertamente di “recessione”: «Lo avevo evidenziato anche nel penultimo Consiglio regionale, tra le ironie della maggioranza: non c’è stato alcun progresso, nessun segnale positivo che lasci intendere un’inversione di rotta».
“Calabria straordinaria”? Le critiche: lavoro, investimenti e welfare fermi
Nel mirino finisce anche lo slogan della giunta, quella “Calabria straordinaria” che, secondo l’opposizione, non troverebbe riscontro negli indicatori socio-economici. «In una regione in cui un calabrese su due è a rischio povertà – osserva – parlare di straordinarietà senza misure forti su lavoro, investimenti, riforme e welfare significa togliere spazio persino alla speranza».
Il giudizio complessivo sul centrodestra regionale è severo: viene descritto come “il peggior centrodestra della storia repubblicana”, accusato di vivere in «un multiverso tutto suo, in cui la Calabria è incastonata tra Lombardia e Veneto», oppure di agire «in malafede». In entrambi i casi, sostiene l’esponente, dopo sei anni di governo non si registrerebbero “sussulti” né iniziative utili a cambiare rotta.
Critiche anche sulla gestione del potere e sulle modifiche istituzionali
Il fronte delle accuse non riguarda solo i risultati socio-economici. L’opposizione denuncia anche una gestione del potere definita “autoreferenziale”: «Il primo pensiero di Occhiuto, appena eletto – si legge nella dichiarazione – è stato aumentare il numero delle poltrone del suo cerchio magico, con due assessori e due sottosegretari in più, ed eliminare il referendum popolare previsto per modificare lo statuto regionale».
Un intervento giudicato come “un azzeramento della democrazia”, a cui si aggiungerebbero “manovre, giochetti ed espedienti” più utili – sempre secondo la critica politica – a consolidare il potere che a migliorare la condizione dei cittadini.
Il commento si chiude con un’amara constatazione: «Tra le bocciature di tutte le agenzie socio-economiche e le arroganti brame di potere, per Occhiuto è un bell’esordio». Parole dure che riflettono un clima politico teso e che si innestano in un quadro oggettivamente complesso per la Calabria, chiamata a confrontarsi con indicatori di sviluppo tra i più bassi del Paese e dell’Unione europea.