Chi guadagna dall’eolico in Calabria?

Negli ultimi anni, la Calabria ha assistito a una crescita incontrollata dei parchi eolici, con impatti significativi su paesaggio, ambiente e comunità locali. Tuttavia, i veri beneficiari di questo sviluppo non sono i calabresi, ma società private e fondi d’investimento stranieri. Spesso, dietro le aziende che gestiscono le turbine, si nascondono holding con sede in paradisi fiscali o gruppi finanziari con intrecci tra politica e affari.

Eolico selvaggio in Calabria

Produzione e consumo: un equilibrio inesistente

Con 440 impianti eolici, di cui il 70% concentrato tra Crotone e Catanzaro, la Calabria contribuisce per il 7% alla produzione nazionale di energie rinnovabili. Nonostante ciò, l’energia prodotta viene immessa nella rete nazionale e venduta a prezzi di mercato, senza benefici diretti per i cittadini, che continuano a pagare bollette elevate.

Nuovi progetti e rischio ambientale

Nei comuni di Torre di Ruggiero, Chiaravalle Centrale, Petrizzi e Agnana, società norvegesi come Statkraft stanno pianificando l’installazione di torri eoliche alte 200 metri, anche in aree di interesse comunitario (SIC). Il rischio è che questi territori diventino zone di sacrificio per un’industria che genera profitti miliardari senza lasciare vantaggi economici alle comunità locali.

Compensazioni economiche irrisorie e scarsa trasparenza

La narrazione ufficiale descrive l’eolico come un’opportunità per l’economia locale, ma la realtà è diversa. I piccoli comuni ricevono compensazioni minime, mentre gli enormi profitti finiscono nelle casse delle multinazionali. Inoltre, la gestione delle concessioni avviene spesso con scarsa trasparenza e sospetti di irregolarità.

Impatto ambientale e paesaggistico

L’assenza di una pianificazione territoriale ha portato alla costruzione di parchi eolici che deturpano colline e montagne, interferendo con le attività agricole e pastorali. Questo sviluppo indiscriminato rischia di compromettere il turismo e la biodiversità senza un reale criterio di sostenibilità.

Le infiltrazioni della criminalità organizzata

La gestione dei parchi eolici in Calabria è stata oggetto di inchieste giudiziarie che hanno evidenziato il coinvolgimento della ‘ndrangheta in appalti, concessioni e gestione delle royalties. Questo ha permesso alla criminalità organizzata di inserirsi nel business attraverso prestanome e aziende colluse, sottraendo ulteriormente risorse alla cittadinanza.

La protesta delle associazioni locali

Gli ambientalisti e le associazioni locali denunciano questa nuova “colonizzazione energetica” e l’assenza di politiche di compensazione per i territori. Anche il Gal Terre Locridee si oppone all’espansione dei parchi eolici, evidenziando i danni paesaggistici e acustici causati dalle turbine.

La necessità di una strategia più equa

La Regione Calabria, pur avendo redatto un Piano per l’energia e il clima, non ha ancora definito un piano di redistribuzione dei benefici. Senza regole più severe, maggiore trasparenza e un reale coinvolgimento delle comunità locali, la Calabria rischia di diventare terra di conquista per i grandi gruppi dell’eolico, con danni ambientali ed economici irreversibili.