Def regionale, Bruno boccia il documento della Giunta
Secondo il capogruppo di Tridico Presidente manca una strategia di sviluppo e la sanità resta il nodo irrisolto
Il Documento di Economia e Finanza discusso in Consiglio regionale nell’ambito della seduta sul bilancio di previsione restituisce, secondo Enzo Bruno, l’immagine di una legislatura priva di una reale strategia di sviluppo. Il capogruppo di Tridico Presidente contesta l’impostazione del DEF, presentato dalla Giunta come lo strumento del “nuovo corso”, sostenendo che gli stessi dati contenuti nel Documento ne smentiscono l’impianto.
Un’economia ancora fragile e dipendente
Bruno evidenzia come il contesto macroeconomico della Calabria resti sostanzialmente immutato. La regione continua a collocarsi agli ultimi posti per Pil pro capite, con un’economia fortemente dipendente dalla spesa pubblica e dai trasferimenti straordinari. Senza il contributo del Pnrr e del superbonus, osserva, la Calabria avrebbe affrontato una crisi ancora più profonda, segno di una gestione della precarietà più che di una vera programmazione dello sviluppo.
Divari interni e fuga dei giovani
Nel DEF, secondo il consigliere regionale, non trovano spazio politiche in grado di affrontare i divari interni alla regione. Mancano una visione industriale e strumenti anticiclici, mentre continua l’emorragia di giovani e competenze. Il richiamo alla competitività, sottolinea Bruno, resta privo di contenuti concreti capaci di creare le condizioni per trattenere risorse umane qualificate.
La sanità come capitolo più critico
Il punto più delicato del Documento riguarda la sanità. Bruno accusa la Giunta di ignorare i dati ufficiali del Piano Nazionale Esiti di Agenas, che descrivono una sanità calabrese segnata da criticità strutturali gravi. Indicatori certificati che impongono audit clinici obbligatori in numerosi presìdi ospedalieri della regione.
Le criticità nei principali ospedali
Secondo i dati Agenas, le aziende ospedaliere di Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria presentano problemi rilevanti. A Cosenza emergono criticità in chirurgia vascolare, neurochirurgia e oncologia. A Catanzaro si registrano difficoltà nei percorsi neurologici e cardiocircolatori. A Reggio Calabria il quadro appare ancora più complesso, con criticità diffuse in diversi ambiti strategici.
Un appello a scelte coraggiose
Per Bruno, i dati dimostrano che la sanità calabrese non può essere governata con annunci rassicuranti. Ignorare il Piano Nazionale Esiti significa rinunciare a una vera riforma e scaricare il costo delle inefficienze sui cittadini. Il DEF, conclude, non rappresenta uno strumento di cambiamento, ma un atto di autoassoluzione politica che non risponde ai bisogni reali della Calabria.