Sanità Calabria, milioni pubblici scomparsi – chi ha coperto il furto da 700-750 mila euro?
Soldi pubblici, farmaci salvavita e silenzi istituzionali: la sanità calabrese è sotto attacco
 
										Nella regione che aveva annunciato la “fine del commissariamento sanitario” con toni trionfalistici, emerge uno scandalo grave che riporta all’attenzione il fallimento dei controlli, la fragilità dei sistemi e, soprattutto, il rischio concreto per la salute dei cittadini.
Nel territorio della provincia di Crotone, nell’area della sede dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Crotone (Asp) di Cirò Marina, sono stati sottratti farmaci oncologici di altissimo valore — stimati in oltre 700 mila euro — in furti multipli avvenuti nel mese di giugno.
Successivamente, un ulteriore colpo dal medesimo profilo sarebbe avvenuto nella farmacia territoriale dell’Asp di Mesoraca la notte tra il 10 e l’11 settembre, con una stima di circa 700 mila euro di farmaci sottratti.
Questa doppia sequenza criminale — già verificata e confermata da fonti giornalistiche e investigative — dimostra quanto grave sia la situazione: magazzini vulnerabili, controlli assenti e un sistema sanitario regionale che appare incapace di proteggere i beni più preziosi per i pazienti più fragili.
La dinamica del furto e la rete criminale
Le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Crotone, con il supporto dell’Arma dei Carabinieri, hanno portato all’arresto di tre persone — due uomini e una donna — tutte residenti in Campania, accusate di furto aggravato, continuato in concorso, riciclaggio e ricettazione.
I colpi sono avvenuti il 4–5 giugno e il 25 giugno presso l’Asp di Cirò Marina; il valore complessivo è stimato “oltre 700mila euro”.
Le indagini hanno evidenziato che la banda aveva modalità operative raffinate: basisti, auto noleggiate, forzatura di porte blindate nelle farmacie aziendali, entrate notturne nei locali dove erano stoccati farmaci oncologici.
Un’ulteriore aggravante: nel caso di Mesoraca, i criminali hanno forzato l’edificio attraverso una finestra e agito sui frigoriferi destinati ai farmaci oncologici, con modalità che suggeriscono conoscenza preventiva dell’arrivo delle forniture.
Tutto ciò indica non un episodio isolato, ma la presenza di una rete criminale specializzata capace di operare in maniera sistematica nel territorio calabrese, colpendo una delle categorie più delicate del sistema sanitario: quella dei farmaci oncologici.
Il sistema sanitario regionale: dall’annuncio della “normalità” alla realtà del buco
Nel marzo-giugno 2025 la Regione aveva dato segnali di uscita dal commissariamento della sanità. Secondo fonti istituzionali, i bilanci consolidati erano stati approvati e si era annunciata la fine dell’emergenza straordinaria.
Eppure, nei fatti, proprio nel momento in cui la gestione ordinaria doveva prevalere sulla straordinarietà, si è consumato uno degli episodi più gravi di dissipazione di beni pubblici destinati a salute e cura.
Il paradosso è evidente: come può una regione dichiarare di aver ritrovato la normalità, se non è in grado di mettere in sicurezza la custodia dei farmaci oncologici? Questi farmaci sono destinati a pazienti con malattie gravi, spesso terminali, e la loro sottrazione costringe a riflettere su due dimensioni che non possono essere separate: minaccia alla salute individuale e erosione della fiducia collettiva nella sanità pubblica.
Chi copre chi? Trasparenza zero, responsabilità assenti
Sul caso, la reazione istituzionale è stata debole e tardiva. L’Asp di Crotone ha annunciato la collaborazione con le autorità competenti.
Ma dalla Regione Calabria non sono arrivate dichiarazioni immediate né piani pubblici di trasparenza per i cittadini. In un momento in cui ogni euro speso in sanità deve essere rendicontato e difeso, il silenzio pesa come un macigno.
Non è accettabile che in una regione in cui la sanità è da tempo considerata “fragile”, ci si trovi a dover affrontare furti di farmaci salvavita senza che vengano fornite risposte pubbliche adeguate. Ogni confezione sottratta — e qui non si tratta solo di valori economici — è una cura mancata, una promessa infranta, un atto di tradimento verso chi conferisce alla sanità pubblica la propria fiducia.
L’impatto sui cittadini: non solo numeri
Dietro i 700-750 mila euro rubati non ci sono solo cifre: ci sono reparti in difficoltà, pazienti che aspettano e terapie che non possono essere rinviate. Le strutture periferiche come Cirò Marina e Mesoraca servono comunità distanti e spesso con minori servizi alternativi. L’episodio non riguarda solo una “farmacia ospedaliera”, ma l’intero tessuto sociosanitario di interi comprensori.
Quando i farmaci oncologici vengono rubati, si apre un doppio danno: uno individuale, per il paziente che potrebbe subire rallentamenti o modifiche terapeutiche; uno collettivo, perché la percezione del servizio pubblico viene erosa dall’interno.
È ora di dire basta: le richieste alle istituzioni
Il tempo dei proclami è finito. È necessaria una reazione forte, trasparente e pubblica da parte della Regione Calabria, dell’Asp di Crotone e degli organismi di vigilanza. Non bastano comunicati generici. Serve un audit immediato su tutti i magazzini farmaceutici della regione, la pubblicazione online dei flussi di approvvigionamento, la digitalizzazione completa dei registri e il rafforzamento dei sistemi di videosorveglianza e controllo degli accessi.
Inoltre, serve che chi ha competenza politica, tecnica e amministrativa risponda pubblicamente del perché in Calabria, in piena fase di “normalizzazione” della sanità, siano avvenuti furti per cifre così elevate senza che si sia attivata una preventiva messa in sicurezza.
I cittadini calabresi non chiedono pietà o attenuanti: chiedono responsabilità, chiarezza e tutela.
Un sistema in bilico
L’episodio dei farmaci oncologici sottratti all’Asp di Crotone è la fotografia più nitida del rischio sistemico cui è sottoposta la sanità pubblica in Calabria. Non è solo un fatto cronachistico: è un campanello d’allarme per chiunque creda che “gestione ordinaria” significhi automaticamente “controllo efficiente”.
Finché non verranno date risposte, finché non sarà chiarito “chi ha coperto chi”, la Calabria rimarrà una regione in cui il diritto alla salute è a rischio, non solo per carenza di fondi o personale, ma per la fragilità strutturale del sistema. La vera emergenza oggi non è più solo la cura: è la fiducia.