Cresce il pericolo di infezioni ad una settimana dal sisma che ha colpito la Turchia e la Siria. L'allerta, legata all'elevatissimo numero di persone ancora disperse e presumibilmente decedute, arriva dai medici della Società di medicina di emergenza e urgenza (Simeu) impegnati sul campo, mentre si registrano ancora casi di uomini, donne e bambini salvati dalle macerie.


 

"C'è un rischio di molte infezioni potenziali, considerando che i servizi di base sono del tutto saltati e abbiamo ancora tantissimi dispersi sotto le macerie.

 

Anche se al momento non si hanno notizie di problemi attivi", afferma Alessandro Coppa, medico di emergenza urgenza di Empoli, coordinatore del team sanitario attualmente in missione in Turchia per conto di USAR Toscana e associato a Simeu. Ora, racconta, "sono nella città di Antiochia, Provincia di Hayat, e la situazione è molto compromessa.


 

Per giorni l'unico ospedale funzionante era a più di un'ora di distanza in ambulanza. Abbiamo grossi problemi di comunicazione - anche telefonica e web - e trasporto. Inoltre, c'è una scarsità di risorse: non si trova benzina e la popolazione non può accedere ai servizi di base".

 

Difficili le condizioni in cui operare: "Noi siamo di supporto all'operato della componente tecnica dei Vigili del Fuoco, e siamo impegnati in interventi molto lunghi, anche 7-10 ore, in un contesto complesso, di macerie. Con condizioni ambientali molto difficili. Le condizioni fisiche di lavoro sono provanti, si lavora con temperature che si abbassano dal pomeriggio e la notte siamo sotto zero.

 

Pensate - afferma il medico - quale possa essere la condizione delle persone scampate al sisma che si accampano accanto ai siti di lavoro, riscaldate spesso solo da una coperta e un fuoco improvvisato".


 

Le persone, tuttavia, "hanno una compostezza incredibile. Sempre disposti a ringraziarti o offriti quel poco che hanno foss'anche solo un pò di caffè caldo". E "sono veramente tantissimi - prosegue - i bambini dispersi o che sono deceduti.

 

Noi abbiamo rinvenuto diverse salme". Diminuiscono, intanto, le speranze di trovare persone ancora in vita: "Venerdì scorso una squadra turca ha trovato vivi il padre e un bambino di pochi anni. Un miracolo".

 

Sul campo anche Sara Montemerani, medico di Medicina d'Emergenza Urgenza presso il San Donato di Arezzo e membro del team USAR Toscana e di Simeu. Si trova con i Vigili del fuoco ad Antiochia, distretto di Hatay.


 

Il lavoro è incessante, racconta, e la speranza non si spegne. Il momento più forte? "Salvare la vita di un collega, uno studente di infermieristica, rimasto sotto le macerie per più di 48 ore, è stata sicuramente l'esperienza più significativa.

 

Il suo pianto quando ci ha visto ha ripagato tutte le nove ore di lavoro impiegate per liberarlo". Le preoccupazioni vanno però ora ai rischi legati al fattore tempo: "Il pericolo di infezioni aumenta progressivamente nei giorni successivi al disastro.



Le prossime settimane - conclude la dottoressa - saranno impegnative anche su questo fronte".