Crotone, agricoltori distruggono campi di angurie: prezzi troppo bassi e concorrenza estera
Coldiretti denuncia la crisi del comparto e lancia in Europa una proposta di legge per l’origine obbligatoria in etichetta, contro l’inganno dei prodotti stranieri spacciati per italiani

In provincia di Crotone, l’immagine è di quelle che colpiscono e indignano: interi campi di angurie mature, lasciate a marcire, trinciate e frangizollate. Un gesto estremo, ma inevitabile per molti agricoltori, costretti a distruggere il raccolto perché il prezzo offerto dai commercianti – appena 7-8 centesimi al chilo – non copre nemmeno i costi di produzione. A rendere il paradosso ancora più amaro è la presenza, negli scaffali dei supermercati, di angurie provenienti dall’estero, spesso vendute a prezzi molto più alti.
Coldiretti: “Non accetteremo che il lavoro agricolo venga trattato come scarto”
Le immagini di frutti abbandonati e sacrifici vanificati raccontano una crisi profonda che colpisce non solo l’anguria, ma anche il melone giallo, aggravata dalla siccità e dalle distorsioni del mercato. Il direttore interprovinciale di Coldiretti Cz-Kr-VV, Pietro Bozzo, lancia un appello: “Serve trasparenza nella filiera, rispetto della provenienza e controlli più efficaci sulle importazioni che creano concorrenza sleale e speculazioni. Bisogna fermare queste pratiche e garantire regole uguali per tutti, per tutelare il reddito degli agricoltori e la dignità di un comparto strategico per il nostro Paese”.
La battaglia per l’origine in etichetta arriva in Europa
Coldiretti non si arrende e rilancia la sua storica battaglia per la trasparenza alimentare, chiedendo l’obbligo di indicare l’origine in etichetta su tutti i prodotti in commercio. L’organizzazione ha presentato in Europa una proposta di legge di iniziativa popolare con l’obiettivo di raccogliere un milione di firme per fermare l’inganno dei cibi importati e camuffati come italiani. Una misura che, se approvata, renderebbe obbligatoria la tracciabilità dell’origine degli ingredienti in tutta l’Unione Europea, proteggendo così la salute dei consumatori e il reddito degli agricoltori italiani.