In Calabria, il volto più brutale del divario infrastrutturale italiano non si nasconde. È esposto, visibile, radicato. A testimoniarlo sono i numeri imbarazzanti delle opere pubbliche non completate, disseminate in ogni provincia. Scuole mai aperte, dighe mai funzionanti, ospedali di comunità che esistono solo sulle carte del PNRR. Uno scenario che racconta non semplici ritardi, ma una crisi strutturale, figlia di inefficienza amministrativa, burocrazia paralizzante e – troppo spesso – disinteresse istituzionale.

Il report della Regione Calabria

Nel 2025, secondo l’ultimo report della Regione Calabria, sono ancora decine le opere incompiute registrate nella banca dati ufficiale. Alcune di esse risalgono addirittura agli anni ‘90. Tra le più emblematiche: la Trasversale delle Serre, la diga sul Melito, il ponte sulla Sila Mare e il nodo ferroviario del "Pendolo" a Catanzaro, il cui completamento è stato più volte rinviato nonostante l’urgenza strategica.

Le incompiute

Il dossier aggiornato al 2024 e reso pubblico dalla Regione Calabria restituisce un quadro allarmante: dalla Locride al Pollino, si incontrano scheletri in cemento che raccontano una storia di inefficienza, immobilismo e – in certi casi – disinteresse istituzionale. Un simbolo di questo fallimento è il teatro comunale di Siderno, i cui lavori risultano fermi da anni nonostante una spesa già sostenuta di oltre 10 milioni di euro. Anche la tangenziale est di Vibo Valentia, con appena la metà dei lavori completati, giace nel silenzio da tempo. La situazione peggiora osservando la strada panoramica Rosarno-Pizzo, un’opera che avrebbe dovuto potenziare i collegamenti costieri e che invece è stata sospesa dopo appena il 15% di avanzamento. Nessuna prospettiva, al momento, per la ripresa. Nemmeno i centri urbani di rilievo sono esenti: a Castrovillari, lavori come l’ampliamento di via Agricoltura o la realizzazione del Viale dello Sport sono bloccati per cause tecniche, mentre a Rosarno un’intera scuola materna in via Maria Zita, finanziata con 600.000 euro, non è mai stata nemmeno avviata. Anche gli studenti calabresi pagano un prezzo altissimo. A Rende, infatti, sono fermi i lavori per la costruzione degli alloggi universitari, un’opera da oltre 23 milioni di euro. Nessuno studente ha mai potuto usufruirne. La stessa sorte è toccata a diverse strutture scolastiche, come quella di Cucchiararo, sempre a Rosarno, dove l’adeguamento sismico è stato interrotto con meno del 10% dei lavori realizzati. Alcune opere, paradossalmente, risultano quasi concluse eppure inutilizzabili. È il caso della piscina comunale di Taverna, ormai all’86% del completamento ma ancora chiusa e inaccessibile, simbolo di come anche gli interventi prossimi alla fine possano restare sospesi per mesi, se non anni. 

Sanità ed edilizio popolare

Non va meglio sul fronte della sanità. Nell’ambito del PNRR, la Calabria doveva realizzare 61 Case di Comunità e 20 Ospedali di Comunità entro giugno 2026. Ma, a oggi, 14 case e 1 ospedale risultano ancora senza contratto. Nessuna struttura è operativa. I fondi europei rischiano di andare persi, mentre il sistema sanitario regionale continua a collassare sotto il peso della sua fragilità. Anche l’edilizia popolare è ferma: migliaia di calabresi vivono in condizioni abitative indegne, mentre centinaia di alloggi restano fatiscenti o inutilizzati per l’inerzia delle amministrazioni locali. I dati parlano chiaro. A rendere tutto ancora più inaccettabile è il mancato coordinamento tra enti, la debolezza della governance regionale, e un quadro normativo che moltiplica ostacoli invece di risolverli. In molti casi, perfino le aste per cedere o rilanciare le strutture sono andate deserte: il mercato non crede più nel riscatto. L'ennesima occasione mancata? Non può più essere l’unica risposta. Perché in Calabria, l’opera incompiuta è ormai la metafora perfetta di un Paese che ha rinunciato a se stesso, a partire dalle sue periferie. La politica – locale e nazionale – ha il dovere morale e istituzionale di intervenire. Subito.