Calabria, depuratori d’oro, torrenti d’argento, e mare di... illusioni
Sulle coste calabresi è tutto un fervore di progetti, piani di investimento, inaugurazioni a suon di fascia tricolore e sorrisi smaglianti

Ogni comune costiero, armato di entusiasmo e finanziamenti, annuncia ai quattro venti l’avvio di interventi titanici per migliorare la qualità delle acque. Già ci immaginiamo spiagge caraibiche, delfini che saltano a Copanello, tartarughe che fanno yoga sulla battigia di Tropea. Ma poi, come sempre, c’è un piccolo dettaglio:
alcuni comuni... non hanno neppure la rete fognaria. (Fillandari, tanto per fare un nome a caso — ma mica è solo lui.)
Sì, avete letto bene: niente rete fognaria.
Però via con i bandi milionari per la depurazione!
È un po' come comprare il condizionatore senza avere casa.
Il mistero dell'acqua che sparisce… nei fiumi!
Così succede che sulla costa ionica come sulla tirrenica, intere realtà continuano tranquillamente a scaricare i loro liquami nei fiumi.
I torrenti, ignari protagonisti, si caricano di tutto il meglio delle feste paesane e dei barbecue domenicali,
e poi — col cuore leggero e la carica batterica alle stelle — confluendo direttamente nel mare.

Neppure i droni della Regione Calabria, che solcano i cieli come piccoli caccia ribelli,
né le vedette della Capitaneria, che ormai potrebbero girare uno spin-off di CSI Fognature, riescono a bloccare il fenomeno.
Perché succede tutto questo?
Semplice: mancanza di controlli veri (quelli che si fanno, si fanno a metà, magari tra un gelato e un selfie). Mancanza di investimenti veri, quelli che partono da tubature reali e non da conferenze stampa. Mancanza di cultura ambientale: perché quando il torrente diventa il bagno del paese, poi il mare diventa il gabinetto della Regione.
La speranza (l'ennesima):
Che l’essere umano — prima o poi — capisca che inquinare il torrente vuol dire inquinarsi il bagno di casa. Che magari depurare non serve solo ad aggiudicarsi i fondi europei con le bandierine blu. E che il mare della Calabria merita qualcosa di meglio di una risciacquata estiva sotto il sole di luglio.
E noi?
Noi restiamo qui, a seguire i droni che volano e a contare le promesse che galleggiano.
Sempre con la speranza che, un giorno, anche il mare torni a essere... solo mare.
E non la “discarica a cielo aperto” più azzurra del Mediterraneo.