Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Sara Incutti, docente precaria e idonea dal 2023. La storia di Sara è purtroppo la storia di tanti che, come lei, sono costretti a sacrificarsi pur avendo studiato una vita per insegnare.

Stasera, come tante altre sere, con il cuore a mille e i pensieri che si susseguono velocemente mi sono messa a letto alle 20:30. Non per riposare. Non per scelta. Ma per spegnere la testa. Perché quando la stanchezza diventa incontrollabile, quando fissi il vuoto più di quanto tu riesca a guardare fuori dalla finestra, capisci che c’è qualcosa che non funziona. Non dentro di te, ma attorno.

In questa assurda storia non sono sola, purtroppo. La voce silenziosa di migliaia di docenti precari che, dopo anni di studio, sacrifici e sogni, si ritrovano abbandonati da un ministero che, con la sua malvagia puntualità, riesce sempre a voltarsi dall’altra parte. Anche dopo aver superato un concorso, anche dopo aver dimostrato di essere pronti, competenti, motivati. Nulla è mai abbastanza.

In una scuola che fa fatica, svuotata di risorse, dignità e prospettive, il precario è diventato la norma. Un paradosso vergognoso per un’istituzione che dovrebbe formare il futuro, ma che non garantisce nemmeno il presente a chi quel futuro lo costruisce ogni giorno con tanti, enormi sacrifici. E intanto, i mesi passano, le supplenze si susseguono, i contratti si rinnovano a scadenza e tu fai fatica a vedere una minima luce in fondo al tunnel. Quel tunnel che, per sopravvivenza hai imparato ad addobbare invece di attraversarlo. E arranchi, fatichi… 

Chi vive così non può progettare nulla. Non una casa, non un figlio, non una vita. Come si può parlare di stabilità se non puoi nemmeno sapere dove insegnerai tra pochi mesi? Come si può pensare di mettere al mondo una famiglia, se ogni giorno il tuo stipendio, il tuo futuro, la tua dignità sono in bilico?

Il vero schifo non è sentirsi stanchi, scarichi, demotivati. Il vero schifo è che questa condizione sia diventata normale. Che nessuno si scandalizzi più. Che il sistema si regga sull’instabilità, sull’ansia, sulla rassegnazione. E che quando protesti, ti dicano che devi essere grato di lavorare.

No, non è abbastanza. Non è umano. Non è giusto.

La precarietà non può essere il fulcro della scuola pubblica. Il ministero deve smettere di ignorare chi ogni mattina entra in classe e tiene in piedi ciò che ancora resiste. Basta promesse, basta riforme a metà, basta prese in giro. Servono stabilizzazioni vere, trasparenza nei percorsi, tutele per chi ha dato anni della propria vita all’insegnamento. A chi fa migliaia di km al giorno rischiando la propria vita per mantenere il proprio lavoro e con dignità e senso del dovere educa le nuove generazioni. 

La scuola ha bisogno di insegnanti vivi, non solo presenti. E gli insegnanti hanno bisogno, come tutti i lavoratori, di un futuro che non sia sempre nebbia.

Sara Incutti

Docente precaria. Idonea 2023