Frutti di bosco, la nuova ricchezza verde della Calabria
Tra coltivazioni sostenibili, trasformazione artigianale e turismo rurale, i piccoli produttori calabresi rilanciano l’economia locale puntando su qualità, biodiversità e legame con il territorio

Negli ultimi anni, la produzione di frutti di bosco in Calabria ha registrato un’impennata, sia in termini di quantità che di qualità. More, lamponi, mirtilli e ribes trovano nelle aree collinari e montane della regione un habitat ideale, grazie a un clima favorevole e a terreni ricchi di nutrienti. Dalla Sila all’Aspromonte, sono sempre più numerosi i piccoli produttori e le cooperative agricole che hanno scommesso su queste colture, puntando su tecniche sostenibili e biologiche per offrire un prodotto genuino, a filiera corta e ad alta tracciabilità.
Dalle montagne alla tavola: filiera corta e trasformazione
Molti dei frutti di bosco calabresi non arrivano solo freschi sulle tavole dei consumatori, ma vengono anche trasformati in marmellate, succhi, liquori artigianali e dolci tipici. Questo ha permesso la nascita di un indotto economico vivace che valorizza il territorio e crea opportunità di lavoro, soprattutto per i giovani. Aziende locali puntano sulla qualità e sul legame con il territorio, spesso raccontando storie familiari e tradizioni tramandate di generazione in generazione. Alcune realtà hanno anche avviato collaborazioni con ristoranti e pasticcerie d'eccellenza, portando i sapori della montagna calabrese in contesti gourmet.
Biodiversità e turismo: una risorsa anche culturale
La coltivazione dei frutti di bosco in Calabria non è solo un’opportunità economica, ma anche una leva per il turismo rurale e sostenibile. Molti produttori aprono le porte delle loro aziende a visitatori e scolaresche, offrendo esperienze di raccolta diretta, degustazioni e laboratori didattici. I percorsi tra i boschi e i frutteti, spesso integrati con sentieri escursionistici e borghi storici, permettono di riscoprire una Calabria verde, autentica e lontana dai cliché. Un'agricoltura che non solo nutre, ma racconta un territorio e la sua identità.