Un’arma a doppio taglio, che rende le cellule tumorali invisibili al sistema immunitario ma che potrebbe essere rivoltata contro il tumore stesso, è stata scoperta in una forma di cancro al seno: la chiave sta nella capacità di queste cellule di diventare ‘fluide’, e quindi più invasive, ma che allo stesso tempo le potrebbe rendere più suscettibili alle terapie.


 

La scoperta è di un gruppo internazionale di ricercatori guidati da Istituto Fondazione di Oncologia Molecolare (Ifom) e Università di Milano, con il sostegno di Fondazione Airc ed il contributo delle Università di Palermo e Perugia, di Istituto Europeo di Oncologia di Milano, Policlinico San Matteo di Pavia, Ospedale Cannizzaro di Catania e Policlinico Gemelli di Roma.

 

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Materials.


 

Il carcinoma intraduttale mammario è responsabile di circa il 20% delle diagnosi di cancro al seno. “Per circa il 70% di questi tumori non sarebbe necessario alcun tipo di intervento, in quanto spesso regrediscono spontaneamente”, spiega Giorgio Scita dell’Università di Milano, co-autore dello studio guidato da Emanuela Frittoli e Andrea Palamidessi di Ifom.