Camera dei Deputati, una studentessa calabrese ricorda la strage di Gioia Tauro e gli anarchici della Baracca
Con voce ferma, Bueti ha denunciato depistaggi e omissioni e ha sottolineato come ancora oggi non si conoscano i mandanti né della strage né della morte degli anarchici

Un toccante momento di memoria collettiva ha attraversato l’Aula di Montecitorio in occasione della cerimonia per il Giorno della Memoria dedicato alle vittime del terrorismo. A rievocare due pagine oscure della storia italiana, la strage ferroviaria di Gioia Tauro e la morte dell’anarchico Gianni Aricò con i compagni della “Baracca”, è stata Virginia Fatima Bueti, giovane studentessa calabrese. Dopo la proiezione di due video commemorativi, Bueti ha ricostruito i fatti risalenti al 1970: la controinchiesta realizzata da Aricò sulla rivolta di Reggio Calabria, i documenti raccolti per il giornale Umanità Nuova e il tragico incidente stradale in cui morirono, mai chiarito del tutto. I documenti che trasportavano – ha ricordato – sparirono nel nulla. Aricò aveva raccontato alla madre di aver raccolto prove capaci di “far tremare l’Italia”, comprese connessioni tra malavita organizzata e gruppi neofascisti come Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale.
La strage di Gioia Tauro
Secondo la studentessa, quei materiali avrebbero potuto fare luce anche sulla strage di Gioia Tauro, inizialmente archiviata come disastro colposo ma poi riaperta grazie a un pentito in un’inchiesta sulla ’ndrangheta calabrese. “Reggio e la sua provincia – ha detto – furono un laboratorio della destra eversiva in connubio con la criminalità organizzata”. Con voce ferma, Bueti ha denunciato depistaggi e omissioni e ha sottolineato come ancora oggi non si conoscano i mandanti né della strage né della morte degli anarchici. “Non potevamo restare indifferenti – ha detto – perché queste storie si sono consumate nel territorio in cui viviamo. La democrazia non è mai una conquista definitiva”. L’intervento si è chiuso tra gli applausi dell’Aula, con un appello forte e chiaro: “La convivenza civile e democratica richiede cura e impegno da parte di tutti. Nessuno può sentirsi escluso”.