L'emergenza fame non si ferma: 828 milioni di persone malnutrite nel mondo, 150 milioni in più da inizio pandemia; 46 Paesi non raggiungeranno l'obiettivo fame zero dell'agenda 2030.

E il futuro è a tinte tragiche.

Attualmente sono infatti 44 le nazioni con livelli di fame gravi o allarmanti e, tra quelle con fame di categoria moderata, grave o allarmante, 20 hanno punteggi dell'indice globale della fame più alti di quelli del 2014.

Mentre a gennaio prossimo in 45 milioni sono considerati a rischio morte.

Questi i dati forniti dalla Fondazione Cesvi per la 17/ma edizione italiana dell'Indice Globale della Fame, il Global Hunger Index (GHI), uno dei principali rapporti internazionali sulla misurazione della fame nel mondo, presentato a Milano, e che prende in considerazione 121 Paesi in cui è stato possibile calcolare il punteggio GHI sulla base di quattro indicatori: denutrizione, deperimento infantile, arresto della crescita infantile e mortalità dei bambini sotto i cinque anni.

La situazione è drammatica in Africa Subsahariana e Asia Meridionale; tra i Paesi allarme massimo in Somalia, Venezuela, Repubblica Centrafricana, Yemen.

"Senza interventi radicali, 45 milioni di persone nel 2023 rischieranno la morte per mancanza di cibo", afferma la presidente di Fondazione Cesvi, Gloria Zavatta.

In particolare, secondo i punteggi e le designazioni provvisorie del GHI 2022, in 9 Paesi la fame è di categoria allarmante e in 35 grave. I Paesi con punteggi 2022 di livello allarmante sono 5 - Repubblica Centrafricana, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Madagascar e Yemen - mentre altri 4 sono provvisoriamente classificati come tali nonostante non ci siano dati sufficienti per calcolarne i punteggi di GHI: Burundi, Somalia, Sud Sudan e Siria.

Inoltre l'Indice Globale della Fame 2022 ha misurato a livello mondiale un valore di 18,2, moderato (17,9 nel 2021), ma poco sotto la categoria 'grave' che parte da 20.

Il dato si mostra in leggero calo rispetto a 19,1 del 2014, ma anche in rallentamento rispetto al passato: il punteggio nel 2000 era 28, nel 2007 era 24,3. L'indicatore di maggiore impatto è rappresentato dalla denutrizione, dato che mostra un'inversione di tendenza dopo oltre un decennio di progressi.