Il più temuto, tanto da essere definito il primo tra i 'big killer', il tumore al polmone, oggi inizia finalmente a fare meno paura.


Accendono infatti la speranza i risultati dei nuovi studi presentati al congresso della Società europea di oncologia medica (Esmo), che riunisce in questi giorni a Parigi oltre 25mila oncologi da tutto il mondo: le nuove terapie mirate hanno dimostrato di funzionare sul lungo termine e la sopravvivenza dei pazienti sta aumentando in modo significativo anche per le forme metastatiche o più resistenti.

Lo dimostrano una serie di studi, accolti con grande entusiasmo dagli esperti che, solo fino a poco tempo fa, avevano pochissime armi terapeutiche contro varie forme di neoplasia polmonare.

La sopravvivenza a lungo termine diventa così realtà per i pazienti colpiti da tumore del polmone metastatico, una delle neoplasie più difficili da trattare. Un risultato ottenuto grazie alla combinazione di pembrolizumab, molecola immunoterapica, con la chemioterapia, che ha evidenziato, nel trattamento di prima linea del tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC) metastatico, un beneficio in sopravvivenza: gli studi dimostrano che un paziente su 5 è infatti vivo a 5 anni.

La combinazione ha inoltre ridotto il rischio di morte del 40% e a cinque anni ha più che raddoppiato la sopravvivenza globale rispetto alla sola chemioterapia (22 mesi rispetto a 10,6 mesi).

Nei pazienti con NSCLC squamoso metastatico, invece, i risultati di un secondo studio, KEYNOTE-407, hanno mostrato un tasso di sopravvivenza globale a cinque anni del 18,4% con pembrolizumab più chemio rispetto al 9,7% con la sola chemioterapia.

"Prima di questi studi fondamentali, il tumore del polmone aveva un tasso di sopravvivenza a cinque anni del 10%, uno dei più bassi tra tutti i tumori - dichiara Marina Garassino, professore di medicina, University of Chicago, Hematology/Oncology -. Questi risultati mostrano miglioramenti significativi nella sopravvivenza a cinque anni dei pazienti trattati e confermano il ruolo importante di questi regimi come standard di cura".

E un altro studio, il KEYNOTE-407, ha evidenziato risultati importanti anche per i pazienti a istologia squamosa, più difficile da trattare, raddoppiando la sopravvivenza rispetto alla sola chemioterapia. Passi avanti importanti anche per forme di tumore al polmone che presentano mutazioni geniche: cresce la sopravvivenza dei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule in stadio precoce che presentano mutazioni del recettore del fattore di crescita epidermico (EGFR).

Lo studio ADAURA, presentato all'Esmo, ha infatti dimostrato che la terapia adiuvante, dopo l'intervento chirurgico, con la molecola osimertinib ha determinato una sopravvivenza mediana libera da malattia pari a 65,8 mesi, circa 5 anni e mezzo, e circa tre pazienti su quattro trattati erano vivi e liberi da malattia a quattro anni. L'Agenzia Italiana del Farmaco ha approvato la rimborsabilità del farmaco.

I risultati dello studio ADAURA, sottolinea Filippo de Marinis, Direttore della Divisione di Oncologia Toracica dell'Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano, "sono senza precedenti. I vantaggi ottenuti, cioè una riduzione del rischio di recidiva o morte pari al 73% nella popolazione globale e una sopravvivenza mediana libera da malattia di circa cinque anni e mezzo, sono davvero significativi e definiscono un nuovo standard di cura, a fronte di un'ottima tollerabilità".

Grazie all'approvazione di AIFA, conclude, "anche nel nostro Paese si afferma un vero e proprio cambio di paradigma, che vede l'introduzione della medicina di precisione in una popolazione di pazienti in cui l'intento dei trattamenti è la cura".