Maria Rosaria Sessa
Maria Rosaria Sessa

Maria Rosaria Sessa nasce a Rossano Calabro nel 1975. Dopo il liceo si trasferisce a Cosenza, dove si laurea con successo in lingue e inizia subito la sua carriera giornalistica. Diviene volto noto di Metrosat, l’emittente televisiva locale, per la sua professionalità, energia e capacità di raccontare anche storie di donne vittime di violenza. Era considerata una giornalista solare, curiosa e impegnata nel riportare cronache autentiche dal territorio.

Segni preoccupanti e un amore malato

Nei mesi precedenti la tragedia, Maria Rosaria era uscita da una relazione turbata con Corrado Bafaro, il quale iniziò a manifestare comportamenti ossessivi e violenti. La giovane aveva cercato rifugio a casa dei genitori, ma le tensioni proseguivano. Qualche settimana prima di perdere la vita le furono messi le mani al collo durante una lite, ma lei, riservata e forte, non volle denunciare. Pochi giorni prima della morte si stava preparando a partire per un’esperienza lavorativa in Canada, segno di una voglia di riscatto professionale e personale.

Il tragico epilogo del 9 dicembre 2002

La sera del 9 dicembre 2002, Maria Rosaria viene invitata da Bafaro a un appuntamento giustificato con un mazzo di fiori. In auto, lungo la statale 107 nei pressi di Paola, l’incontro si trasforma in tragedia: Bafaro l’accoltella ripetutamente, uccidendola brutalmente. Il suo corpo viene ritrovato nell’auto e la dinamica non lascia dubbi: si tratta di un femminicidio premeditato, in un contesto di violenza domestica che in quegli anni ancora non veniva chiamata con il suo vero nome.

Una memoria che vive nella comunità

Oggi, oltre ai memoriali come una panchina rossa a Cosenza, il ricordo di Maria Rosaria Sessa vive attraverso il Circolo della Stampa a lei intitolato, attivo dal 2004. Ogni anno, giornate di riflessione nel nome della libertà di stampa, contro la violenza sulle donne e in difesa del pluralismo segnano l’impegno civile dedicato alla sua memoria. Anche in sedi nazionali come il Senato, eventi come “Le vite spezzate dal non amore” ricordano la necessità di educare a denunciare e prevenire la violenza.

Il sacrificio che parla di cambiamento

La vicenda di Maria Rosaria Sessa rappresenta una tappa dura della storia calabrese. La sua morte ha contribuito a riconoscere il fenomeno del femminicidio come reato specifico e ha sollecitato un cambiamento culturale e legislativo in Italia. Il suo esempio vive nella lotta quotidiana contro la violenza di genere e nella costruzione di uno spazio pubblico più sicuro e consapevole.