Daniele Pieroni
Daniele Pieroni

L’associazione Luca Coscioni supporta attualmente sei persone nel complesso iter per accedere al suicidio assistito, previsto dalla Corte Costituzionale ma non ancora pienamente operativa. Tra questi, una donna toscana di 54 anni, paralizzata a causa di sclerosi multipla progressiva, ha ottenuto parere favorevole dalla Asl dopo diffida. L’iter però resta bloccato senza indicazioni sul farmaco, e sono seguiti anche due casi in Friuli Venezia Giulia, due in Veneto e uno in Umbria.

Tredici autorizzazioni con esiti differenti

Con la morte di Daniele Pieroni, avvenuta lo scorso 17 maggio, si è registrato il primo caso in Toscana di suicidio medicalmente assistito dopo la legge regionale. In totale, 13 persone hanno ricevuto il via libera: di queste, otto hanno completato la procedura in Italia, due hanno deciso di non proseguire, e tre non sono riuscite ad accedere alla procedura per ostacoli vari.

L’aumento delle richieste di informazione sul fine vita

Negli ultimi dodici mesi l’associazione ha ricevuto 16 035 richieste di informazioni tramite il Numero Bianco e le email, con una media di 44 al giorno e un incremento del 14% rispetto all’anno precedente. In particolare, sono state fatte 1 707 richieste su eutanasia e suicidio assistito (circa 5 al giorno) e 393 su interruzione terapie e sedazione palliativa profonda (oltre 1 al giorno).

Contatti e orientamento sulle procedure estere

L’associazione ha fornito indicazioni a 580 persone, bilanciate al 51 % tra donne e 49 % tra uomini, su come accedere alle procedure italiane o su contatti per strutture in Svizzera dove è possibile ottenere la morte volontaria medicalmente assistita. L’anno precedente le persone assistite erano state 533, a dimostrazione della crescita continua della domanda.

L’associazione Coscioni: la denuncia delle barriere burocratiche

In assenza di una legge organica sul fine vita, l’associazione Luca Coscioni continua a operare come garante del diritto all’autodeterminazione. Denuncia le incertezze e i ritardi amministrativi che rendono difficile per molti pazienti l’accesso a un percorso che dovrebbe garantire dignità, scelta e trasparenza nel momento finale della vita.