'Ndrangheta in Emilia-Romagna: una colonizzazione silenziosa e profonda
Dalla Calabria al cuore produttivo del Nord: come la criminalità organizzata ha infiltrato economia, politica e società emiliana

L'Emilia-Romagna, storicamente considerata un baluardo di legalità e sviluppo economico, è divenuta negli ultimi decenni terreno fertile per l'espansione della 'ndrangheta. Una presenza mafiosa che, inizialmente sottovalutata, ha radicato le sue fondamenta attraverso strategie silenziose ma efficaci, infiltrandosi nel tessuto socio-economico della regione.
Le origini dell'infiltrazione
L'arrivo della 'ndrangheta in Emilia-Romagna risale agli anni '80, con l'insediamento di famiglie provenienti da Cutro, in provincia di Crotone. Queste famiglie hanno avviato attività economiche lecite, fungendo da copertura per operazioni illecite e creando una rete di connivenze locali. Reggio Emilia è divenuta il fulcro di questa espansione, ospitando il primo "locale" di 'ndrangheta al Nord, dipendente direttamente da quello di Cutro.
Il processo Aemilia: un punto di svolta
Nel 2015, l'operazione "Aemilia" ha portato alla luce la vasta rete criminale operante in Emilia-Romagna, con l'arresto di 117 persone e l'avvio del più grande processo contro la 'ndrangheta nel Nord Italia. Le indagini hanno evidenziato come l'organizzazione avesse infiltrato settori chiave dell'economia, tra cui edilizia, ristorazione e smaltimento rifiuti, utilizzando imprese fittizie e pratiche estorsive per consolidare il proprio potere.
L'infiltrazione nell'economia e nella politica
La 'ndrangheta ha saputo sfruttare le opportunità offerte dall'economia emiliana, inserendosi in appalti pubblici e privati, e instaurando rapporti con imprenditori e professionisti locali. Non sono mancati i tentativi di influenzare la politica locale, con casi di amministratori pubblici coinvolti in indagini per collusioni con la criminalità organizzata.
La risposta delle istituzioni
Le istituzioni regionali hanno reagito con determinazione, adottando misure per contrastare l'infiltrazione mafiosa. Tra queste, l'approvazione del Testo unico per la legalità e la promozione di progetti educativi nelle scuole. Inoltre, la Regione si è costituita parte civile nel processo Aemilia, finanziando l'allestimento dell'aula bunker a Reggio Emilia per le udienze.
La necessità di una vigilanza costante
Nonostante le operazioni giudiziarie e le misure preventive adottate, la presenza della 'ndrangheta in Emilia-Romagna rimane una realtà concreta. Gli esperti sottolineano l'importanza di mantenere alta l'attenzione, evitando l'assuefazione al fenomeno mafioso e promuovendo una cultura della legalità diffusa e partecipata.
In conclusione, la lotta alla 'ndrangheta in Emilia-Romagna rappresenta una sfida complessa che richiede l'impegno congiunto di istituzioni, forze dell'ordine e cittadini, per preservare la legalità e il benessere della regione.