Pasquale Malgeri
Pasquale Malgeri

Il dottor Pasquale Malgeri, medico radiologo pensionato di 71 anni, fu sequestrato nella tarda giornata del 7 ottobre 1991 mentre si trovava nella sua proprietà di contrada Pirgo, frazione del comune di Grotteria (Reggio Calabria). Si trovava in compagnia della moglie quando un commando armato, composto da almeno cinque individui incappucciati, fece irruzione e lo costrinse a salire a bordo della propria auto, abbandonando la moglie immobilizzata sul posto. Il suo corpo non è mai stato ritrovato, e negli anni si è ritenuto che sia stato ucciso poco dopo il rapimento.

Nel mirino della ’ndrangheta: vendetta e controllo del territorio

Le indagini e le ricostruzioni successive indicano che il rapimento di Malgeri potrebbe essere stato un atto punitivo o dimostrativo da parte della criminalità organizzata, in un’area in cui le cosche della Locride avevano saldo controllo e praticavano sequestri e traffici. Già nel 1980 Malgeri era sfuggito per caso a un tentativo di rapimento, undici anni prima del sequestro vero e proprio. Alcune testimonianze raccolte negli anni lo indicano come vittima di una “vendetta” da parte dell’Anonima sequestri calabrese, in un contesto di intimidazione sistemica che riguardava anche le famiglie che non si piegavano al potere mafioso.

Una ferita aperta per la società e la giustizia

La vicenda di Pasquale Malgeri è diventata simbolo di una stagione drammatica in cui sequestri, omicidi e insabbiamenti erano parte integrante del dominio mafioso in Calabria. Il fatto che il corpo non sia stato mai rinvenuto aggiunge un elemento di trauma non solo per la famiglia, ma per l’intera comunità che attende giustizia. Il suo nome compare negli elenchi delle vittime della ’ndrangheta come un monito della ferocia e della capacità di controllo delle cosche.

Il valore della memoria e la responsabilità collettiva

Ricordare Pasquale Malgeri significa mantenere viva la storia di chi ha perso la vita o la libertà per non essersi sottomesso al ricatto mafioso. Significa educare le nuove generazioni al rifiuto della sopraffazione, all’impegno civico, alla consapevolezza che la lotta alle mafie non è solo cosa delle forze dell’ordine, ma responsabilità della comunità intera.

Il volto di Malgeri, del medico che tornava nei suoi terreni per vendemmiare e coltivare legami con la sua terra lontana, resta un simbolo della dignità calabrese che non si lascia sopraffare.