Una delle opere pubbliche più ambiziose e strategiche per il territorio calabrese non vedrà mai la luce. La cosiddetta “Diga sul fiume Melito”, anche nota come “Lago Azzurro”, che avrebbe dovuto sorgere tra i comuni di Gimigliano, Sorbo San Basile e Fossato Serralta, in provincia di Catanzaro, è ufficialmente fallita: 259 milioni di euro di finanziamento sono stati revocati, mentre 102 milioni sono già stati spesi inutilmente.

L'indagine condotta dalla Guardia di finanza

A darne notizia è la Procura della Corte dei conti, che ha citato a giudizio il Consorzio di bonifica Ionio-Catanzarese e due dirigenti pro tempore, al termine di un’indagine durata anni e condotta dalla Guardia di Finanza di Catanzaro. Le accuse sono pesanti: spreco di risorse pubbliche, danno ambientale permanente e responsabilità erariale. Il progetto, sin dall’inizio, è risultato carente sotto il profilo della sicurezza strutturale. Nonostante le segnalazioni del Servizio Dighe del Ministero delle Infrastrutture, il progetto è stato solo parzialmente corretto, senza però superare i rischi per le popolazioni a valle. Nel frattempo, le spese sono continuate, in assenza delle necessarie autorizzazioni. A essere compromesso non è solo il bilancio pubblico, ma anche il territorio: tonnellate di cemento armato giacciono oggi inutilizzate in aree di altissimo pregio ambientale, deturpate in modo irreversibile. Un danno doppio: economico e paesaggistico. La diga, nelle intenzioni, avrebbe dovuto fornire acqua a circa 500.000 cittadini e a centinaia di aziende agricole, oltre a produrre energia idroelettrica per decine di comuni. Oggi resta soltanto l’amarezza per un’occasione persa, e l’obbligo di fare i conti con uno dei più gravi fallimenti infrastrutturali della Calabria contemporanea.