Mulingiani chini: il sapore autentico delle melanzane ripiene calabresi
Un piatto tradizionale che racconta la Calabria attraverso ingredienti semplici e un ripieno rustico, tramandato da generazioni

Le mulingiani chini non sono solo un piatto: incarnano un patrimonio culturale da salvare, un legame tra generazioni e il segno di come la cucina calabrese sappia trasformare semplicità in emozione. Serve poco per cucinarle, ma tanto per gustarle.
Origini e nome popolare
Le melanzane ripiene, chiamate in calabrese mulingiani chini o duminjeani chini, rappresentano una pietanza iconica delle tavole calabresi, specialmente nelle aree del Reggino e del Vibonese. Il loro nome dialettale evoca immediatamente un legame profondo con la cultura contadina e la cucina mediterranea tipica della regione. Oltre ad essere un secondo piatto sostanzioso, sono spesso servite come antipasto o in aperitivi estivi, arrivando perfino fredde sulla tavola della domenica.
Ingredienti e preparazione tradizionale
La ricetta base prevede l’utilizzo di melanzane piccole o medie, dal guscio spesso, scavate una volta sbollentate. La polpa viene mescolata con pane raffermo ammorbidito, uova, formaggio (pecorino o caprino), aglio, prezzemolo e basilico fresco. A volte si aggiungono provola, carne o provviste locali, donando una variante più ricca ma altrettanto amata. Le melanzane così farcite possono essere fritte o cotte al forno, coperte con passata di pomodoro e un filo d’olio, fino a ottenere una croccante doratura e un cuore morbido e saporito.
Varianti regionali e significato culturale
Esistono molte versioni di mulingiani chini in Calabria: alcune prediligono la frittura, altre la cottura al forno. Vi sono anche versioni leggere, senza carne né uova, ideali per vegetariani, e altre più ricche, con aggiunta di stoccafisso o ricotta. Ovunque, rappresentano un simbolo di casa, ospitalità e rispetto per i prodotti locali, incarnando lo spirito del "cucinare con amore".
Tradizione, convivialità e memoria
Mangiare mulingiani chini in Calabria significa fare un tuffo nell’infanzia, nelle domeniche in famiglia e nelle sagre paesane estive. È un piatto che riunisce famiglie, racconta storie di terre ondeggianti tra mare e montagna e simboleggia l’uso parsimonioso e creativo delle risorse del territorio. Ancora oggi, questa ricetta viene tramandata oralmente, con ingredienti di stagione e processi che variano leggermente da casa a casa, ma che mantengono intatto il sentimento di tradizione e appartenenza.